Scoltenna
venerdì 5 novembre 2010
Toponimi dell’Emilia-Romagna di possibile origine celtica
Ambitrebius, Pagus
po.
PC
Localizzabile tra Val Trebbia e Val Nure.
Attestato unicamente dalla Tabula Alimentaria di Veleia (1, 3; 2, 39; 4, 40 ecc.): in Veleiate pago Ambitrebio.
•• Secondo G. Petracco Sicardi, si tratta di un composto *ambi-treb-i̯a ‘il pago che si estende sulle rive del Trebbia’, dall’ie. *ambhi- ‘attorno (a)’ + l’idron. Trebia + il suff. aggettivale -i̯o-.
A. Falileyev attribuisce al toponimo il valore de ‘(L’insediamento) su entrambi i lati (di Trebius)’, significato non del tutto chiaro perché Trebius può essere inteso come idronimo maschile, mentre ci si apetterebbe il femminile Trebia. Più evidente invece il significato di ‘proprietà attorno alla Trebiā’ proposto da X. Delamarre per quella che dovrebbe essere la forma originaria del toponimo: *Ambitrebion.
Delamarre però, qualche anno fa aveva interpretato Ambitrebius come nome etn. con l’accezione di ‘abitante dei dintorni di Trebia’, con Trebia che pare piuttosto un poleon., ma al tempo stesso riteneva Trebius, Trebia, NNP di origine celt., dalla radice treb- ‘abitazione’.
In ultima analisi, è forse preferibile assegnare a Pagus Ambitrebius il significato di ‘pago degli Ambitrebii (= quelli che vivono sulle due rive del Trebia)’, per analogia col pago Bagienno – ‘pago dei Bagienni’ – della Tabula Alimentaria di Veleia, (1, 42, 50 e 3, 36, 55). Ambi- corrisponde al gall. ambi- ‘intorno, sui due lati’; cfr. cimr., corn., br. am, a. irl. imb < *m̥bi ‘attorno a, intorno’ < ie. *h2(e)mbhi ‘attorno a’. Vd. l’io. Trebbia.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 34; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 41-2, 300; X. Delamarre (2012): 49.
Bedesis
io.
FC, RA
Fiume antico; oggi Ronco-Bedese.
cum amne Bedese (Plinio, N. H., III, 115).
• Derivato dalla voce gall. *bedo- ‘fossa, canale’; cfr. l’io. Bealèra, TO.
G. B. Pellegrini (1987): 107-8, 160; G. B. Pellegrini (1990b): 118-9; A. L. Prosdocimi (1988): 410; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2008): 70.
Bedonia
po.
PR
saltum Bituniam, saltus praediaque Bitunias (Tabula Alimentaria di Veleia, 3, 32, 75; 6, 60); Bedonia (1285).
•• Riflette il toponimo lat. Bitunia della Tabula Alimentaria di Veleia (con ŭ presupposta dalla o romanza), ritenuto da G. Petracco Sicardi un prediale in -i̯o- dal NP d’origine gall. Bitunus o «dal relativo gent. [gentilizio] Bitunius».
Inappropriato l’accostamento al NP lat. Bitonius (W. Schulze) proposto da D. Olivieri; nel complesso da scartare l’etimo ipotizzato da G. Devoto (e G. B. Pellegrini), da *gʷetu- ‘terreno argilloso’ (cfr. l’a. indiano jatu ‘gomma’ e l’anglosassone cwidu ‘resina’).
Bitunus e Bitunius si riconducono al celt. bitu- ‘mondo vivente’ (da cui l’a. irl. bith, l’a. corn., l’a. br. bit, il br. bed ‘mondo’) < *gʷi-tu- < ie. *gʷeih3- ‘vivere’.
C. Marcato (1990); G. Petracco Sicardi (1981): 73; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 38-9; G. B. Pellegrini (1990b): 103; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 76-7; X. Delamarre (2012): 79.
Bentivoglio
po.
BO
• → Duno, Santa Maria in.
C. Marcato (1990).
Berceto
po.
PR
Dial. bar'säi.
Bercetum, Berceti (antiche carte).
•• D. Olivieri lo connette ai toponimi toscani Berceto, Berceti, Berceta, Bercete, riconducibili secondo S. Pieri al lat. quercētum ‘bosco di querce’.
Ma per G. Petracco Sicardi non va esclusa un’identificazione con il Berusetis della Tabula Alimentaria di Veleia: saltus praediaque Berusetis (6, 66), analizzabile come abl. pl. di *berusetum, derivato in -ēto- (suff. lat. «ben noto per la formazione di collettivi da fitonimi») da una base *ber-us(o)- che «non ha però riscontri precisi» [1].
L’identificazione viene condivisa anche da A. Falileyev e X. Delamarre.
A. Falileyev pensa a un possibile composto Beru-setis, la cui «celticità non è del tutto certa»; vi si possono riconoscere, nella prima componente, basi come bero- (‘portante, portatore’ o ‘giudicatore, declamatore’) oppure bergo-, bergu- ‘monte, collina, altura’, e, nella seconda, un elemento *seto-, che per Isaac potrebbe essere celtico – alla base dei NNP Setus, Setuleius, Setupokios, *Setu-bogios (< sentu- ‘cammino’?) viene ipotizzato un tema setu- da Delamarre, che però in Beru-setis riconosce i temi celt. beru- e seti- (cfr. il NP Seti-bogius).
C. Marcato (1990); G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 38; G. B. Pellegrini (1990b): 348; A. Falileyev (2007), s. vv. Saltus Berusetis, bergo-, bero-; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 81, 270; X. Delamarre (2012): 77.
Bertinoro
po.
FC
Dial. bartnóra; arcaico: bartnuóra.
Brittinorum (1039), Bretenoro (1122), Bretanorium (1177), Brettinoro (in Dante Alighieri, Purg. XIV, 112).
• Pare essere la continuazione di un originario gen. pl. lat. in -orum dell’etn. Britti ‘Bretoni’, che si spiegherebbe con la presenza di «un centro religioso di monaci bretoni in età altomedievale» (o eventualmente pellegrini, provenienti dalla Piccola o dalla Grande Bretagna, nel X-XI sec.). Da non escludersi però dipenda da un personale Bretto («dall’etnico»), Brictus o Berto (vd. G. D. Serra e F. Violi).
Vi sono però antroponimi d’origine celt., come Brit(t)us e Brit(t)o, che si riconducono al gall. britu-, brito- ‘giudizio, pensiero’. Come rileva X. Delamarre, probabilmente s’è prodotta «confusione, in Gallia romana, con la denominazione latina dei ‘Bretoni’», cioè con i vari Brittones, Britanni, Britannicus, ecc. (e i personali connessi quali Brittus, Britto, Brittinus), da una base Brit(t)- risalente a un celt. (pitto?) *prit-; cfr. Britanni < *Pritani.
Un personale Brictus va invece accostato a Bricta (teonimo) e Bricto, dal tema gall. brixta, bricta ‘magia’.
C. Marcato (1990); M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 88-9, 90.
Besenzone
po.
PC
Dial. bʃinsón.
Ecclesia de Besenzono, de Besençono (XIII sec.), de Besenzono (XIV sec.).
•• Dal NP Vesentio (gen. Vesentiōnis), variante di Vesontio, nome «d’ambito ligure-celtico» da cui deriva il poleon. francese Besançon (F. Violi).
Cfr. anche il NP d’origine gall. Uesonticus, il teon. Uisontis e l’io. Bisagno (GE), Vesano (X sec.), nomi da connettere forse alla base gall. uesu-, ues- (talvolta uisu-) ‘valido, buono, degno di’ (oppure a un radicale celt. *ves- ‘curvare’?); per X. Delamarre Vesontio sarebbe formato su un tema *wes-on-ti- ‘primaverile’ (cfr. l’ie. *u̯es-r̥ ‘primavera’).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 317; J. Lacroix (2003): 92; X. Delamarre (2012): 268; J. Pokorny (2005): 1174.
Bobbio
po. e io.
PC
Dial. bòbi.
•• Secondo D. Olivieri si tratta di un toponimo asuffissale dal NP lat. Bovius (W. Schulze) piuttosto che da un NP germ. Bobilo (E. Förstemann).
Bovius (con Bovus) è ritenuto d’origine gall. da X. Delamarre, da *bou-, *bouo- ‘vacca, bue’. Bobbio potrebbe dipendere da un *Bouion ‘proprietà di *Bovios’.
Non è chiaro se sia il poleon. a derivare dall’idron. o viceversa.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 79-80; X. Delamarre (2012): 85.
Bologna
po.
Bondéno
po.
FE
Bondeno (753).
• In origine Bondeno era il nome di un «canale sulla destra del Po presso il quale è sorto poi il paese» (cfr. G. Pardi).
Dal gall. bunda ‘conca, convalle’ (REW 1392) [‘suolo, fondo’ per X. Delamarre] o dal NP germanico Bondo (D. Olivieri, G. B. Pellegrini). → Bondo (TN).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 111-2; G. B. Pellegrini (1990b): 123-4; X. Delamarre (2008): 94.
Bondiolo
po.
Faenza, RA
Bondiolo (1290).
• → Bondéno.
G. B. Pellegrini (1987): 112; G. B. Pellegrini (1990b): 123-4.
Bore
po.
PR
Dial. bóri.
•• Probabile toponimo asuffissale da un NP lat. Bur(r)ius (W. Schulze).
Burius e Burrius possono essere NP d’origine celt., connessi rispettivamente con Burus (Būrus) < būro- ‘furioso’ (cfr. l’a. irl. búire ‘rabbia, furore’) e con Burrus, Burra < burro- ‘gonfio’, ‘fiero, insolente’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 94; X. Delamarre (2012): 93.
Breno di Mezzo
po.
Borgonovo Val Tidone, PC
Lungo il corso del torrente Tidone.
• → Breno (BS).
Brescello
po.
RE
Dial. bersèl.
Brixillum (Plinio, N. H., III, 115), Brixellum (Tacito, Hist., II, 33 e 39), Βρίξελλον (Bríxellon) (Tolomeo, III, 1, 46), Brixello (Itinerarium Antonini, 283, 4); etn. Brixellani (iscrizione); Brixillum (1099), Berxello (1270), Birsillo (1304).
•• Dal lat. Brixellum, costituito dalla base celt. *brig-s- + il suff. diminutivo -illo-. Secondo P. de Bernardo Stempel, sarebbe un derivato di Brixia, con il valore di ‘la piccola Brixia’; vd. Brescia.
X. Delamarre ricostruisce un “prototipo” *Brigsellon (*Brig-s-ello-) ‘la collina, l’altura’.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 103-4; G. B. Pellegrini (1990b): 114; X. Delamarre (2008): 87; A. Falileyev (2007); P. Anreiter, U. Roider (2007): 105-6; X. Delamarre (2012): 89.
Broletto
po.
Albinea, RE
•• Microtoponimo costituito dal diminutivo della voce brolo, continuazione del gall. *brogilo- ‘piccolo bosco recintato’ (> ‘frutteto’), diminutivo di *brogi- ‘territorio, regione, frontiera, marca’ (< *mrogi-).
G. B. Pellegrini (1987): 120, 332; G. B. Pellegrini (1990b): 129; P.-Y. Lambert (1994): 190; X. Delamarre (2008): 91; X. Delamarre (2012): 91.
Bùdrio
po.
BO; Correggio, RE; Longiano, FC; Casola Valsenio, FC; Cotignola, RA
• Budrio è toponimo diffuso in Emilia-Romagna, «comunissimo specialmente nell’area romagnola» (stando ad A. Polloni, nel XVI sec. se ne contavano 500 circa). Deriva «da un appellativo col significato di ‘fosso’ e simili (cfr. Du Cange I, 717 “butrium seu fossatellus”)», voce d’origine prelatina (→ Butrium) alla quale presumibilmente s’è sovrapposto il termine greco-latino bothros (> italiano botro, borro), «che si ritiene parola irradiata dall’Esarcato». Cfr., in provincia di Bologna, le località Buca del Budriolo (nel Parco dei Gessi Bolognesi) e Le Budrie (S. Giovanni in Persiceto).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 160.
Budrione
po.
Carpi, MO
• → Bùdrio.
Butrium
po.
RA
Città degli Umbri, secondo Plinio; era indicata sulla Tabula Peutingeriana a sei miglia a nord di Ravenna (per A. Falileyev, a ovest della località Casa Rossa).
Βούτριον (Boútrion) (Strabone, V, 1, 7), Umbrorum Butrium (Plinio, N. H., III, 115), Butrio (Tabula Peutingeriana, V, 1).
•• Per A. Falileyev, il toponimo, «se celtico», potrebbe derivare da un tema boutro- ‘sporco’ < ie. gʷeu-tr-o- o *gʷou-tr-o- < ie. *gʷeu- ‘escrementi’ (cfr. il medio irl. búaidir ‘agitato, confuso’ e il medio cimr. budyr ‘sporco’).
X. Delamarre ricostruisce un “prototipo” *Butrion ‘il fossato’, oppure ‘proprietà di *Butrios’ (‘di *Butturios’?); cfr. il «latino medievale (< gallico) butrium seu fossatellus», e il NP di origine celt. Butrio collegato a una base buto- < ie. *bheu(H)- ‘abitare’ (gall. *buta ‘capanna, dimora’).
Vd. Bùdrio.
C. Marcato (1990), s. v. Bùdrio; G. B. Pellegrini (1987): 160; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 95; X. Delamarre (2012): 94.
Careno
po.
Pellegrino Parmense, PR
fundos Caesianos Naevianos Firmianos Arranian(os) Carigenum (Tabula Alimentaria di Veleia, 3, 96-7).
• Dal prediale (fundus) Carigenus, secondo G. Petracco Sicardi composto dalle basi *kar(o)- e -geno-. Di queste, la prima è individuabile anche in due altri toponimi liguri antichi: Carucla (Tabula Alimentaria di Veleia, 7, 57) e Caruscum (Livio, XLII, 7); la seconda (-geno-) si ritrova come componente di vari antroponimi celtici e liguri, quali i NNP liguri Velagenius, Velagenus, Enigenius, che «sembrano toponimi fondiari, in cui l’elemento -geno- faccia le veci dei suffissi denominativi *-i̯o- o -āno-».
Gli elementi lessicali di *Cari-geno- potrebbero essere in effetti temi di origine celtica (ma non si può escludere che siano appartenute anche al “ligure” antico): a) cari-, care- [possibile corradicale di caro- ‘caro, amico, amato’ (< *car- ‘amare’)], da cui derivano NNP quali Carilos, Carinus, Care-tenus, Cari-natius; b) -gen(n)o- ‘discendenza, famiglia’, alla base di NNP composti come Medi-genus, Medu-genus, Rectu-genus, Retti-genus.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 42; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 106-7, 176-7.
Caverzago
po.
Travo, PC
Fund(um) Aestinianum Antistianum Cabardiacum, Fund(um) Cabardiacum veterem (Tabula Alimentaria di Veleia, 2, 47 e 66); Minervae Cabardiacensi (CIL XI, 1301).
•• Secondo G. B. Pellegrini, si tratterebbe di un toponimo fondiario in -ācum *Capertiācum, dal gentilizio lat. Capertius.
Per A. Falileyev invece Caverzago coinciderebbe col Fundum Cabardiacum di alcune iscrizioni da Travo e Piacenza, prediale in -āko- però «non necessariamente celtico». Cabardiācum (*-ācon) sarebbe formato con un NP *Cabardius, *Cabardios, confrontabile con il toponimo a. Cabardensis pagus, oggi Mas-Cabardès (Aude) < *Mansus Cabardensis (de Manso Cabardesii nel 1248). Non si può escludere una derivazione dal celt. cabo- ‘bocca, gola’.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 186; G. B. Pellegrini (1990b): 311; A. Falileyev (2007), s. v. Minerva Cabardiacensis; A. Holder (1961-1962); A. Dauzat (1978); X. Delamarre (2008): 432; X. Delamarre (2012): 94.
Coli
po.
PC
Dial. cor.
in Caulo (862, 883), de Caula (883), de Colli (1207)
• Da un NP lat. quale Caurus, «cognomen attestato nella Venetia», con scambio r > l; «Coli pare un rifacimento cancelleresco».
X. Delamarre riporta tra in NNP di origine celt. sia Caurus (con Caura e Cauru) sia Caulus (con Caula e Caulius), da una base caulo-.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007).
Dolo
io.
RE, MO
Dullus (781).
• Idronimo dall’«etimo oscuro» secondo A. Costanzo Garancini.
L’attestazione d’epoca altomedievale rinvia forse a un NP *Dullus, da accostare ai nomi Dullius, Dulli-bogius, Dula, riconducubili al tema gall. dulio-, dulli- (*dola, *dula ‘foglia’); cfr. l’a. br. dol ‘foglia’ (< *doli̯a).
A. Costanzo Garancini (1975): 126; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 146.
Dorba
io.
PC
Torrente.
•• Per A. Costanzo Garancini si tratta di un nome dall’«etimo oscuro».
Forse dal gall. *dubron ‘acqua’, pl. dubra (a. irl. dobur, br. dour ‘acqua’), come gli idronimi Douvres (Ain, Calvados, Jura, Hte-Savoie), Dèvre (Cher), Dobra (Spagna), tutti da un a. *Dubrā ‘le acque’.
In Dubra > Dorba s’è realizzata una metatesi -br- > -rb-, rilevabile anche nell’idron. francese Dourbie (Gard), fl. Durbiae (1278), da una forma *Dubriā.
A. Costanzo Garancini (1975): 115; A. Dauzat (1982); X. Delamarre (2008): 151-2; X. Delamarre (2012): 143.
Dorbida
io.
PC
• Va forse accostato all’idron. Dorba.
"http://www.appennino4p.it/colombano".
Dòrbora
io.
PR
• Secondo A. Costanzo Garancini, Dorbora è d’«etimo oscuro».
Sembra richiamare il nome del torrente Dorba.
A. Costanzo Garancini (1975): 119.
Dòrbora
po.
Bardi, PR
• Vd. l’idron. Dòrbora (PR).
Duno, Santa Maria in
po.
BO
Oggi Bentivoglio; Santa Maria in Duno fino al 1885.
ecclesie S. Marie de S. Maria in Donis (1300).
• Dal gall. dunum ‘luogo fortificato’ [dūnum ‘fortezza’, ‘collina’ → Duno (VA)], con esito u > o «davanti a consonante nasale avvenuto in epoca romanza e tipico dell’area dialettale emiliana».
C. Marcato (1990), s. v. Bentivòglio; G. B. Pellegrini (1995): 48.
Eboreus
po.
Bobbio, PC
Corrisponde, all’incirca, al territorio di Bobbio.
Pagus indicato nella Tabula Alimentaria di Veleia (5, 22): in Veleiate et in Libarnensi pag(is) Domitio Eboreo .
• Da collegarsi con il toponimo fondiario Eburelia, Eborelia. Secondo G. Petracco Sicardi, la -o- potrebbe essere «il riflesso protoromanzo di u breve latina»; il suff. -eus va confrontato con quello di alcuni aggettivi latini derivati, quali fageus da fagus e aureus da aurum, oppure è da ritenersi di origine ligure.
Il toponimo dipenderebbe dal gall. (e forse anche “ligure”) *eburo- ‘tasso’, voce priva di etimologia. Cfr. l’a. irl. ibar ‘tasso’, i toponimi Eburacum > York (Gran Bretagna), Eburo-dūnum > Yverdon (Svizzera) e Embrun (Francia), Eburomagus > Bram (Francia), e, con la -o-, Ebora > Evora (Portogallo) e Cortijo de Evora (Spagna).
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 48-9; J. Lacroix (2003): 78, 103; J. Lacroix (2007): 28-32; X. Delamarre (2008): 159.
Eburelia
po.
Bettola, PC
Fondo identificato con l’attuale Ebbio (Bettola).
Toponimo fondiario della Tabula Alimentaria di Veleia (1, 45; 2, 6): fundum Ebureliam; saltum Eboreliam.
•• Secondo G. Petracco Sicardi, deriva dal gall. *eburo- ‘tasso’ + il suff. ligure -elio- al femminile, perché concordato dapprima a un sostantivo femminile, forse silua. Vd. Eboreus.
X. Delamarre presuppone una forma pl. *Eburelia ‘possedimenti di *Eburelios’, confrontabile con il NP Eborellius (Bologna).
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 49; X. Delamarre (2008): 159; X. Delamarre (2012): 148.
Enza
io.
PR, RE
Inciam (Plinio, N. H., III, 118); Incia (781, 948).
•• Di origine prelatina.
Forse dal gall. inci(o)- («la base Inc- sembra celtica»), individuato da X. Delamarre anche nei NNP Com-incilo, Incia-vvervaus (*Incio-vervaus) e nel teonimo Inciona.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 164.
Forum Gallorum
po.
Castelfranco Emilia, MO
Identificabile nell’odierna Pradella.
Forum Gallorum (Cicerone, ad. Fam., 8. 30), Ἀγορά Κελτῶν (Agorá Keltôn) (Appiano, B. C., III, 70), Foro Gallorum (Tabula Peutingeriana, IV, 4), Forum Gallorum (Cosmografia ravennate, IV, 33, 272).
• Toponimo costituito dal lat. forum ‘piazza, mercato’ + l’etn. Galli, con il valore d’insieme di ‘mercato dei Galli’.
C. Marcato (1990), s. v. Castelfranco Emilia; G. B. Pellegrini (1987): 109; G. B. Pellegrini (1990b): 121; A. Falileyev (2007).
Gabellus
io.
Emilia, Lombardia
Nome antico del Secchia [da Secula (III sec. d.C.), Sicla (781), Secla (787), dalla radice ie. *sec- ‘tagliare’].
Gabellum (Plinio, N. H., III, 118).
•• Idronimo antico, per C. Marcato «da assegnare ai liguri e riconducibile alla base preromana *gaba / *gava ‘torrentello di montagna’» (con il tipico suff. ligure -ello-, secondo R. Chevallier).
Di diverso parere invece F. Violi e B. A. Terracini: per il primo Secula «potrebbe essere un calco di Gabellus», voce di origine celt. significante ‘forca, arco’; per il secondo, Gabellus «sarebbe la traduzione celtica del ligure Secula».
Anche A. Falileyev ritiene Gabellus d’origine celt., da un gabalo- (forse in una variante *gabelo-), da ritenersi una forma latinizzata del gall. *gablo- ‘forca’. Vd. Gavello (RO; Mirandola, MO; Bondeno, FE).
Diversamente, X. Delamarre riconosce in *Gabellos un possibile idronimo-teonimo celt. *Gab-elo-s, costituito dalla base gab- ‘prendere’ e da un suff. d’agente -(e)lo-.
C. Marcato (1990), s. vv. Sècchia, Gavello; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 184; R. Chevallier (1988): 176-7; G. B. Pellegrini (1987): 161; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2008): 172; X. Delamarre (2012): 153.
Gatteo
po.
FC
Dial. gatì.
fundus Catei (1140), Gatei (1199), Gateo (1290), Cast. Gattei (1371).
• C. Marcato pensa risalga al NP lat. *Cattelius (da raffrontare con gens Cattelia) «in forma asuffissata».
Potrebbe invece riflettere il NP d’origine gall. Cateius, che X. Delamarre associa alla voce gall. cateia ‘arma da getto’ (in Servio, ad Aen., 7, 741, glossato “tela gallica”); cfr. l’a. irl. caithid ‘(egli) lancia’.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 110.
Gavello
po.
RO; Mirandola, MO; Bondeno, FE
•• Per C. Marcato Gavello risalirebbe a una voce prelatina *gava / *gaba ‘canalone’, ‘torrente’ (e simili) (J. Hubschmid), piuttosto che al gall. *gabelo- ‘forca’. Però per il Polesine – e il corso del Po, nel caso delle due frazioni omonime – son più verosimili formazioni toponimiche attinenti a componenti geografiche dei territori fluviali di pianura, quali rami, biforcazioni, isolotti. Cfr. anche Gabellus, nome antico del fiume Secchia (Plinio, N. H., III, 118), che secondo A. Falileyev deriverebbe da gabalo- (forse nella variante *gabelo-), forma latz. (assieme a gabulum) del gall. *gablo- ‘forca’ (cfr. l’a. irl. gabul, il cimr. gafl, l’a. br. gabl ‘forca’, tutti da *gablos), mentre per X. Delamarre potrebbe corrispondere a un teonimo celt. *Gab-elo-s < gab- ‘prendere’ + suff. d’agente -(e)lo-. Vd. l’io. Gabellus e Trigáboloi.
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 161; A. Falileyev (2007), s. v. Gabellus fl.; X. Delamarre (2008): 172; X. Delamarre (2012): 153.
Medutius
po.
PR
Pagus. Corrisponde forse alla Val Mòzzola.
In Veleiate pago Medutio (Tabula Alimentaria di Veleia, 5, 42 e 6, 37).
• Da medu- ‘sentenza, giudizio’ [ie. *med- ‘misurare’] o ‘bevanda inebriante’, da confrontarsi con il NP Medussa (M. G. Tibiletti Bruno).
X. Delamarre colloca Medussa (*medu-ssa) tra i derivati di medu ‘idromele’, ‘ebbrezza’? < ie. *medhu ‘idromele’. Vd. l'io. Meduna (PN).
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 183, 186; X. Delamarre (2007); Delamarre (2008): 221-2.
Metti
po.
Bore, PR
saltus praediaque Mettiae (Tabula Alimentaria di Veleia, 6, 69).
• Mettiae potrebbe essere il loc. sing. di un femminile in -i̯ā-; riflette il gentilizio Mettius, di probabile origine italica (G. Petracco Sicardi). Mettius però, e così pure Mettus, Metia, Metilus, è posto tra i NNP celtici da X. Delamarre [dalla rad. ie. *met- ‘mietere’?].
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 63; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 225.
Mocogno
po. e io.
Lama Mocogno, MO
Torrente e frazione.
Ecclesia S. Johannis de Mochogno (XIII sec.).
• Dal NP lat., di origine celt., Mocconius (F. Violi; C. Marcato), dal gall. mocco- ‘porco, cinghiale’; cfr. anche i NNP Moccus, Mocus, Mocca, Moco, Moccius.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 227.
Modena
po.
Dial. mòdna.
Μοτίνη (Motínē) (Polibio, III, 40), Μουτίνη (Moutínē) (Strabone, IV, 6-7; V, 12), Mutina (Livio, XXI, 3), Mutina (Plinio, N. H., III, 115), Μουτίναν (Moutínan) (Tolomeo, III, 1), Mutena (Itin. Hierosolymitanum, 616; IV sec.).
•• Dal lat. Mutĭna, attraverso una possibile evoluzione Mòtina > Mòdana > Modena. C. Tagliavini associava Mutina all’etrusco mutna / mutana ‘tomba’, «che sarà in rapporto con una base preromana (definita “mediterranea”) *mut(t)-, *mot(t)- ‘collina; rialzo di terreno’ sulla quale si fondava l’interpretazione di [G.] Bertoni 1925, 3-5».
Per P. de Bernardo Stempel Modena sarebbe d’origine celt., da *mut-īnā ‘la città nebbiosa’ (< ie. *meut-); cfr. l’irl. mothar ‘banco di nebbia’ (a. irl. mothar ‘massa confusa e oscura’, detto di tenebre).
X. Delamarre prospetta invece la continuazione di un «toponimo personale» *Mūtinā ‘possedimenti di Mūtinos’; cfr. i NNP Mutinos (in monete degli Ambiani), Mutacus, Muticus (< *muto- < ie. mū- ‘muto’).
C. Marcato (1990); F. Benozzo (2002): 261; A. Falileyev (2007), s. v. Mutina; J. Vendryes (1959-), s. v. mothar; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2012): 202.
Modolena
io.
RE
Mutilena, Motelene (882-1183).
• Secondo A. Costanzo Garancini, possibile omonimo dell’antico fiume modenese Muclena, Moclena [errata lettura per Modena?], forse dal lat. mutulus ‘mucchio, colle’ < prelat. *mut- ‘sporgenza’.
Da non escludersi una possibile origine celtica: muti- (< muto-, cfr. i NNP Mutacus, Muticus, Mutinos, Soli-mutus) + -lena (< lēno-, lēn- ‘bosco, boschetto?’, cfr. i NNP Laenus, Lenus, Amma-lenus, Ati-lena, Carvi-liena, Vassi-lenus ecc.).
A. Costanzo Garancini (1975): 124; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 435.
Nicelli
po.
Ferriere, PC
Nell’alta Val Nure. Corrisponde al top. antico Nitielius.
vico Nitelio; fund(um) Atilianum Nitielium (Tabula Alimentaria di Veleia, 1, 44; 3, 35).
•• Per G. Devoto, da *nit-i̯o- ‘brillante, pulito’, riferito alla «buona condizione del suolo»; cfr. il lat. nitēre, nitidus, il gall. Nitio-briges, etn. derivato però, secondo A. Holder, da *nitio- ‘battaglia’ e confrontabile con l’a. irl níth ‘combattimento’. Si tratterebbe di un fondiario in -i̯o- dal NP ligure *nitielo- ‘combattente’ (nitielio- sarebbe la forma originaria), da accostare al NP Nitiogenna (G. Petracco Sicardi).
In gallico, tuttavia, il tema nitio- (di Nitio-briges, Nitio-broges, Nitio-genna, Nitiana, Niticus, Nitidus, Nitius, Nitonius) significa ‘indigeno, proprio’, ed è formato da *(e)ni- ‘in, interno’ e -ti̯o-. Non è dunque in relazione con l’a. irl. níth (vd. J. Vendryes) – proprio a nitio- accostava Nitelius, Nitielius M. G. Tibiletti Bruno nel 1978.
X. Delamarre pensa che Nitielium (*Nitielion) possa esser costituito di due parti: *Niti-ēlio-. Il secondo tema si individua in NNP quali Elio-marus, Elius, Elia.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 185; G. Petracco Sicardi (1981): 76; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 65; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 234-5; J. Vendryes (1959-), s. v. níth; X. Delamarre (2012): 206.
Noviodunum
po.
PC
in Placentino pag(o) Novioduno (Tabula di Veleia, 5, 72),
•• Dalla forma aggettivale gall. novio- ‘nuovo’ + il termine gallo-lat. dūnum, da cui il valore d'insieme di ‘nuova fortezza’ – o anche, a parere di G. Petracco Sicardi, ‘la rocca di Novio’. Coincide con altri Noviodunum d’area gallica, corrispondenti a Nevers (Nièvre), Neung, Nouan (Loir-et-Cher), Nieudan (Cantal), tutti continuazione di un originario *Nouio-dūnon = ‘Nuovocastello’ (X. Delamarre). → Duno (VA).
G. B. Pellegrini (1987): 102; G. B. Pellegrini (1990b): 9, 10, 112; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 65; X. Delamarre (2008): 235-6; X. Delamarre (2012): 207.
Pieve Modolena
po.
Reggio Emilia
• → io. Modolena.
Povìglio
po.
RE
in loco Pupilio (1020) [vd. "http://books.google.it/books?id=2LEBAAAAQAAJ&pg=PA11&dq"], in plebe Pupilli, in plebe Pupilii (1230).
• Poviglio risulta un prediale asuffissato dal NP lat. Popilius (F. Violi).
Popilius, assieme a Popilia, Poppillus, Poppilos, e altri ancora, è NP d’origine celt., da pop(p)os, pop(p)ilos ‘cuoco, panettiere’ (< *pop- ‘cuocere’).
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 251.
Reno
io.
Toscana, Emilia
Rhenum (Plinio, N. H., III, 16, 118), parvi […] Rheni (Silio Italico, VIII, 509).
•• Secondo X. Delamarre riflette un gall. (e celt.) *rēnos ‘la corrente’ (‘fiume’), da una «forma iniziale» *reinos, derivata dalla radice ie. *rei- ‘scorrere’. A *rēnos si riconducono anche l’idron. Rhēnus ‘Reno’ (Rhenum in Cesare, De bello Gallico, I, 1, passim), tedesco ‘Rhein’, e l’a. irl. rían ‘mare, oceano’ (C. Marcato ha erroneamente attribuito al tema rēno- i significati di ‘mare’ e ‘sentiero’).
C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 109; G. B. Pellegrini (1990b): 120-1, 369; A. Falileyev (2007), s. v. Rhenus fl.; X. Delamarre (2008): 256; X. Delamarre (2012): 98.
Rigossa
io.
FC
• Da confontare con l’idron. gall. Rigusia ‘la potente’ [forse dal celt. rīg- ‘re’ + -us-ia (cfr. Segusia → Susa, TO)], attuale Reuss (Svizzera).
G. Rohlfs (1990): 51; X. Delamarre (2008): 259-60.
Ro
po.
FE
Localmente rò.
• Diverse le etimologie proposte: dalla lettera greca ro (ρ), da Rhodos ‘Rodi’, dal lat. rota ‘ruota’ (G. Pardi); dal NP germ. *Rodo (D. Olivieri); dal lat. aratus ‘arato’ (G. Pardi). Vd. Rho, MI
C. Marcato (1990).
Rodano
io.
MO
Torrente del Modenese.
• → io. Rodano (Cremona).
G. Rohlfs (1990): 49.
Scarnago
po.
Travo, PC
Secondo M. G. Tibiletti Bruno e X. Delamarre, può forse corrispondere al vicus Caturniacus della Tabula Alimentaria di Veleia (cfr. anche il fundum Caturniacum e il fundum Bassilianum Caturnianum [2]).
vico Caturniaco (Tabula Alimentaria di Veleia, 2, 93).
•• Scarnago si configura come un toponimo fondiario in -ācum (*-ācon) > -ago. Se la corrispondenza col vicus Caturniacus fosse esatta (mancano infatti forme documentarie successive), andrebbe riferito a un gentilizio *Caturnius, da un personale *Caturnus, Caturonus < Caturo, dal tema gall. catu- ‘battaglia’; cfr. i toponimi francesi Chadreugnat (Lafat, Creuse) e Chadourgnac (Dordogne), registrati da A. Holder e da Delamarre, per il quale risalirebbero a una forma *Caturniācon ‘proprietà di *Caturnios’. Vd anche Cadorago, CO.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 186; A. Holder (1961-1962); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 110-1; X. Delamarre (2012): 110.
Scoltenna
io.
MO
Torrente che costituisce il tratto del Panaro dai pressi di Pievepelago (MO) fino alla confluenza con il torrente Leo.
Σκουλτάνναν (Skoultánnan) (acc., in Strabone, V, 1), ad Scultennam flumen (Tito Livio, XLI, 12), Scultennam (Plinio, N. H., III, 118).
• Dal lat. Scultenna, per C. Marcato «nome d’indubbia origine etrusca (cfr. Scoltenna in Toscana)».
P. Sims-Williams lo considera invece celtico, seguendo quanto ipotizzato da A. Holder: una possibile connessione con l’a. irl. scoltaim ‘(io) taglio’ [tema verbale scoilt- ‘fendere, dividere’, forse dall ie. *(s)kel- ‘tagliare’ di J. Pokorny], oppure una derivazione, «attraverso dissimilazione», da una forma *Scuntenna [su cui tuttavia nulla vien detto]. Secondo A. Falileyev però, nessuna delle due proposte dimostrerebbe la celticità dell’idronimo Scultenna.
G. Petracco Sicardi ritiene accettabile la prima ipotesi di Holder. Una forma originaria *Scoltenna — all’incirca col valore di ‘(torrente che) scava il suo letto’, da una base ie. *skolt- ‘fendere’ + il suff. -enno- dell’etn. Bagienni (→ Bene Vagienna, CN) — sarebbe divenuta Scultenna per esito grafico *o > u, «dovuto alla tradizione prob. etrusca del toponimo (l’alfabeto etrusco confondeva o e u nel grafema u)».
C. Marcato (1990), s. v. Panaro; A. Holder (1961-1962); A. Falileyev (2007), s. v. Scultenna; J. Vendryes (1959-), s. v. scoilt-; J. Pokorny (2005); G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 71.
Solona
po.
Oppidum degli a. Solonates.
È stata identificata con Sogliano al Rubicone (FC), oppure Terra del Sole (Castrocaro Terme e Terra del Sole, FC), o anche Sant’Agata Feltria (PU) [vd. "http://www.tesoridisogliano.com/pagine/cenni-storici.htm" e "http://www.ancientdream.net/borgo.php?id_bor=203&lang=it"].
Solonates (Plinio, N. H., III, 116), curatori Solonatium (iscrizione; Aemilia, Rimini).
•• X. Delamarre presuppone un originario *Solōnā ‘possedimenti di *Solōnos’, da un tema *Su-louno- > *So-louno- col valore di ‘buona ricchezza’, cui aveva associato anche i significati di ‘buon guadagno’ e ‘buona sorte’ nel suo Noms de personnes celtiques (2007). In quest’opera aveva interpretato l’etn. Solonates come un composto *su-loun-ati-, da una forma su-loun(o)- costituita da su- ‘buono, bene’ + il tema louno- (launo-) > lōno-, lūno- (cfr. i toponimi So-lṓnion, So-loniacum, So-lonianum).
C. Marcato (1990), s. v. Castrocaro Terme; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 194, 208; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 282, 197; X. Delamarre (2012): 240.
Taneto
po.
Gattatico, RE
(vicum) Tannetum (Livio, XXI, 25 e 26; XXX, 19, 7), Tannetum (Itinerarium Antonini, 287, 8; Tabula Peutingeriana, IV, 3; Cosmografia ravennate, IV,33).
•• Secondo X. Delamarre Tannetum, derivando dal gall. tanno- ‘leccio’, significherebbe ‘bosco di lecci’ (cfr. il br. tannen ‘rovere’ e glastannen ‘leccio’), similmente ai toponimi francesi Tannay (Ardennes e Nièvre), tutti da un probabile *Tanneton.
Diverse le etimologie proposte rispettivamente da P. de Bernardo Stempel e G. R. Isaac: rappresenterebbe una forma *tan-eto-, con il significato de ‘il (luogo) lungo’ (cfr. l’a. irl. tanae ‘sottile’); oppure avrebbe il valore di ‘Luogo dei fuochi?’, se riconducibile a un *tanet- (cfr. l’a. irl. tene ‘fuoco’ < *tanets e il medio cimr. tan ‘fuoco’).
X. Delamarre (2008): 288-9; X. Delamarre (2012): 247; A. Falileyev (2007), s. v. Tannetum.
Taro
io.
PR
Tarum (Plinio, N. H., III, 118), mutatio ad Tarum (Itin. Hierosolymitanum, 616), Taron (Cosmografia ravennate, IV, 36); Taronus, Tario (dal XII sec.).
•• Continua il lat. Tarus, che viene ricondotto da H. Krahe alla radice ie. *ter- / *tor- ‘veloce’. G. Rohlfs «accosta più in particolare Taro alla forma celtica tar».
Secondo F. Bader e X. Delamarre, assieme ad altri idronimi tra cui Tartarus [→ Tàrtaro (VR, MN, RO)] e Tardubius [→ Terdóppio (NO, PV)], Tarus (*Taros) risalirebbe al celt. taro- ‘che attraversa’, dalla radice ie. *terh2- ‘attraversare’.
C. Marcato (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 117; A. Falileyev (2007), s. v. Tarus fl.; X. Delamarre (2008): 290; X. Delamarre (2012): 248.
Trigáboloi
po.
FE
Presso la località di Τριγάβολοι (Trigáboloi), il Po si divideva «nei due rami di Padoa e Olana (Volano)». Corrisponde forse a Vigarano Pieve (Vigarano Mainarda, FE).
εἰς Τριγαβόλους (eis Trigabólous) (Polibio, II, 16, 11).
• G. B. Pellegrini lo ritiene di origine celtica, formato da «celtico tri- e indoeuropeo *ghabh(o)lo- (IEW 409)» ‘forca’ [un tema *gabelo- < *ghabh(e)lo-, secondo A. L. Prosdocimi], quindi un composto equivalente al lat. trifŭrcum e dal significato di ‘triforcazione’, con probabile riferimento a «tre rami o lingue di terra paragonabili ad un tridente». J. Pokorny assegna Trigaboloi al venetico, ma in questa lingua ci si aspetta un h- da un ie. gh-.
La componente -gábolo- potrebbe ricondursi al gall. gablos, da cui il gallo-lat. gabalus, gabulum ‘forca’ (prestiti), tutti e tre con inserimento di una vocale epentetica; cfr. l’a. irl. gabul, il cimr. gafl, l’a. br. gabl ‘forca’, dal celt. *gablos (‘ramo forcuto d’albero’ > ‘forca’), con esiti ie. *gh > celt. g e ie. *bh > celt. b.
G. B. Pellegrini (1987): 107; G. B. Pellegrini (1990b): 117-8; G. B. Pellegrini (1991): 75; J. Pokorny (2005): 409; R. Chevallier (1988): 150; A. L. Prosdocimi (1988): 392; X. Delamarre (2008): 172.
Vetto
po.
RE
Dial. vèt.
• «Non ha origine chiarita». Per C. Marcato va forse ricondotto al cognomen lat. Vetto (I. Kajanto).
Da non escludersi una derivazione dal celt. uitio-, uitu- > uetio-, uetu- ‘salice’ (o ‘ramo di salice’): cfr. i NNP Vitus, Vitto, Vittuo, Vettidia, Vettulinus.
C. Marcato (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 322.
[1] Come precisa G. Petracco Sicardi, il «lat. berula, dal gallico, è anche formalmente lontano». Stando a X. Delamarre [(2008): 73, 324], nel gall. berura, berula ‘crescione d’acqua’ si può individuare una base *beru- ‘sorgente, fontana’, dall’ ie. *bher(u)- ‘sorgente’; cfr. l’a. irl. bir ‘acqua, sorgente’ < *berus [cfr. anche J. Lacroix (2005): 51].
[2] Vd. all’indirizzo web "http://www.romit.org/it/codes_ibc/Provincia%20di%20Piacenza/veleia/veleia_fonti_storiche.htm".
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