Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







sabato 14 agosto 2010

Bologna: un toponimo di origine celtica?



Bologna
po.
Βονωνία (Bonōnía) (Strabone, V, 1, 11), Bononiam Latinam coloniam [...] triumuiri deduxerunt [...] ager captus de Gallis Boiis fuerat; Galli Tuscos expulerant (Livio, XXXVII, 57, 7), Bononia, Bononiam (Plinio, N. H., III, 115 e VI, 218), Bŏnōnĭă (Marziale, VI, 85, 5), Βοβωνία (Bobōnía) (Tolomeo, III, 1, 42), Bononia civitas (Itinerarium Antonini, 99, 5 e 127, 2), Bononia (Cosmografia ravennate, IV, 33; Tabula Peutingeriana, IV, 4).
•• Bologna fu dapprima una città etrusca, che, a detta di G. B. Pellegrini, «fu conquistata dai Galli Boi (sec. IV a.C.) che le imposero un nome celtico in sostituzione della vecchia denominazione etrusca di Felsina (Plinio 3.15.115: “Intus coloniae Bononia, Felsina vocitata tum cum princeps Etruriae esset...”)».
Qui son necessarie due precisazioni: Felsĭna risulta essere il nome etrusco latinizzato; non sappiamo quale nome gallico abbiano attribuito (“imposto”?) a Felsina i Boi, né se ne abbiano realmente dato uno. Non si tratta di sicuro di Bononia, nome con il quale Tito Livio chiama la Latina colonia dedotta nel 189 a.C. (XXXVII, 57), mentre denomina Felsina la città boica (definita oppidum e al tempo stesso urbs) arresasi ai Romani nel 196 a.C.: «[i consoli] iunctis exercitibus primum Boiorum agrum usque ad Felsinam oppidum populantes peragrauerunt. Ea urbs [...]» (XXXIII, 37).
Il toponimo attuale deriva dal lat. Bŏnōnia, attraverso una forma dissimilata *Bolonia. Bononia è poleonimo che si incontra anche in altre regioni dell’Europa romana: in Gallia, attuali Boulogne-sur-Mer – «ant. Portus Itius (Cesare), poi Gesoriacum (Pomp. Mela) e finalmente (dall’epoca di Costantino) Bononia» –, Boulogne-sur-Seine, Boulogne-la-Grasse, ecc.; in Pannonia (Itinerarium Antonini, 243, 1); in Mesia, attuale Vidin (Bulgaria).
Bŏnōnia è sempre stato considerato, dalla gran parte degli studiosi, una formazione in -ōn-ia da una voce celt. bona, ‘fondazione’, ‘base’, ‘villaggio’, ‘oppidum’, ‘luogo abitato’, ‘luogo d’origine’ (ma ‘sorgente’, secondo L. Fleuriot) che ha dato origine forse a Bonna ‘la fondazione’ > Bonn — che potrebbe invece risalire a un *Bundā < ie. *bʰundʰ- ‘fondo’ (X. Delamarre) — e sicuramente a una serie di toponimi composti, tra cui forme ibride con primo elemento latino: Augustobona, Iuliobona, Radesbona, Silbona (*Sīli-bonā), Vindobona; cfr. il cimr. bon e l’irl. bun ‘ceppo, base, origine’.
A dire il vero, con la terminazione -ōn-ia sono stati formati:
a) in ambito celtico, antroponimi femminili gallici e gallo-romani, il teonimo gall. Bergonia, alcuni pochi idronimi (Vedonia, nel 676, Bedonia nell’819, attuale Boulogne, Loire-Atl.; Vicinonia, attuale Vilaine, Bretagna; *Uolonia, attuale Vologne, Vosges), un certo numero di poleonimi: A. Falileyev riporta Andautonia, oggi Ščiterjevo, Croazia, e Assegonia, attuale Santiago de Compostela, ma Delamarre, oltre a Glastonia, oggi Glastonbury, ne registra una ventina, di cui 16 formati da NNP in -onios, -onos, / (tra i quali, forse sei «toponimi personali» in , sei in -iā, quattro in / -iā);
b) in ambito italico, diversi poleonimi, specie sannitici ed etrusco-latini (tra cui Aquilonia, Casontonia, Duronia... Populonia, Vetulonia).
Forse, seguendo O. A. W. Dilke, si può pensare che Bononia non sia nome d’origine celtica, bensì romana: un nome augurale, riconducibile al lat. bŏnus ‘buono’, come lo sono Placentia (da placens ‘piacevole’, oggi Piacenza), Faventia e Fidentia (attuali Faenza e Fidenza).
Ma P. de Bernardo Stempel ha accostato Bononia (a quanto pare un *Bō̆nōnia) al teonimo irl. a. Buanann < *Bounonā ‘la resistente’ — una dea chiamata ‘nutrice dei guerrieri’ (Delamarre) — (da un tema *bouno- ‘durevole’ < *bhouno-). Il toponimo dunque, da una forma *bʰoun-ōn-yā, può esser interpretato come ‘la città che resiste’, ‘la duratura’ o ‘la prospera’. Cfr. i NNP d’origine celt. Bononius, Bononia (‘Prospero’, ‘Prospera’) e il toponimo Baunonia insula menzionato da Plinio (N. H., IV, 94), in cui, secondo X. Delamarre, si nota la «grafia latina Bauno- che rende celtico Bouno-», ma che secondo altri va associato alle voci delle lingue germaniche per ‘fagiolo’, come il norr. baun.
Vd. anche Bologne.

Vindobona, nome del campo romano di Vienna, è ritenuto un composto di vindo- ‘bianco’, ‘sacro’ e -bonā ‘fondazione’ (o ‘sorgente’); secondo P. Anreiter, U. Roider [(2007): 101-2] avrebbe il valore di ‘fondazione di Vindos’ (con il secondo termine NP). Il poleon. e idron. Wien – bavarese Wean, italiano Vienna, slovacco Vieden, ceco Vídeň; la sua prima attestazione è dell’881: ad Weniam (Annales Juvavenses maximi) – non deriva da Vindobona (come invece sostengono ancora vari linguisti), bensì va ricondotto a un idron. celt. *Veidinia ‘il fiume del bosco’ [H. D. Pohl, B. Schwaner (2007): 178; vd. anche gli indirizzi web: "http://members.chello.at/heinz.pohl/N_Buch.htm"; "http://wwwg.uni-klu.ac.at//spw/oenf/name1.htm"], oppure *Vidunia (P. Anreiter), o forse *Viduna / *Veduna [Charles P. Corby (1963): L’hydronimie de la Bretagne, p. 97, in «Ogam», Tome XV, Rennes, pp. 93-102; cfr. gli idron. francesi La Veaune, La Vonne, da *Vidunna], formazioni con il valore de ‘la boscosa’ o di ‘fiume nascosto da un bosco’, derivate dal tema gall. *vidu- ‘albero, bosco’.

C. Marcato (1990); G. B. Pellegrini (1987): 101; G. B. Pellegrini (1990b): 10, 110; P.-Y. Lambert (1994): 37-8; A. Holder (1961-1962); N. Jufer, Th. Luginbühl (2001): 29; A. Dauzat (1982): 30, 97; A. La Regina (1989): 305, 372, 398-9, 401, 419, 427; O. A. W. Dilke (1988): 88-9; F. Benozzo (2002): 261-2; A. Falileyev (2007), s. vv. Vedonia fl., Vicinonia fl., Bononia, bono-; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 82, 83-4; X. Delamarre (2012): 83, 85; P. Scardigli, T. Gervasi (1978): 110; Jan de Vries (1977): 29.



Bologne
po.?
Giavenale, Schio, VI
•• D. Olivieri ritiene possa riflettere un NP Bononius (W. Schulze) o «un più recente Bologno».
Per J. B. Trumper, M. T. Vigolo corrisponde al poleon. Bologna < lat. Bōnōnia, dall’ie. *bʰou-no- + -ōnia. Da *bʰouno- deriva l’a. irl. búan ‘duraturo; eterno’ [a. irl. buan ‘durevole, costante incessante’ (J. Vendryes)] e [«poco verosimile» per J. Vendryes] il cimr. [medio cimr., forse anche a. br.] bun ‘donna’, oltre all’a. irl. Búanann [Buanann], nome di divinità corrispondente a Minerva (quindi Bologna potrebbe valere ‘città di Minerva’).
D. Olivieri (1961): 3; E. Caffarelli, C. Marcato (2008): s. vv. Bológna, Bológni e Bolognini, Bolognino (pp. 250-1); J. B. Trumper, M. T. Vigolo (1998): 229; J. Vendryes (1959-), s. vv. buan, Buanann.

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