Pèllice
io.
TO
Localmente pèlis.
Pelesus (1041), fluvius Pelex, Pellex (1175, 1188, 1299), Pelicem (1299).
• Per A. Costanzo Garancini Pellice può ricondursi a un loc./abl. Pellicis, dall’etn. locale Pellicus, da cfr. con l’etn. celt. Pellus. Secondo C. Battisti invece, da un preromano “mediterraneo” *pel- affine a pal(a)- ‘roccia, pala’, rintracciabile anche nell’oron. Pelmo (BL).
In effetti A. Holder registra Pellus e Pellicus [è attestato il dat. Pellico] come NNP. Tali nomi, assieme a Pelius, Pellios, Pellius, Pellic(ius), dovrebbero essere celtici, dal gall. pel(l)i- (< *kʷeli-); cfr. il gall. peli-gnos ‘nato lontano, straniero’ (tavoletta di Chamalières) e il cimr., corn., br. pell ‘lontano’ < radice *kʷel(s)-.
Pellicus è nome attestato nel XII sec. in Piemonte.
A. Costanzo Garancini (1975): 15; C. Marcato (1990): 479-80; A. Holder (1961-1962); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 246-7; E. Caffarelli, C. Marcato (2008).
Pennine, Alpi
oo.
summo sacratum vertice Poeninum montani (Livio, XXI, 38, 9), iuxta geminas Alpium fores, Graias atque Poeninas (Plinio, N. H., III, 123), Poeninis iugis (Tacito, Hist., I, 61), Summo Penino (Itinerarium Antonini, 351, 4), In Summo Pennino (Tabula Peutingeriana, III, 3-4), Alpes [...] Poeninae (Ammiano Marcellino, XV, 10, 9).
•• Corrisponde al lat. Alpes Poeninae, «connesso al mons Poeninus», nome del colle del Gran San Bernardo, protetto da Iuppiter Poeninus; quel passo era (anche) «chiamato dai Romani Jugum Peninum (nella Tabula Peutingeriana, IV sec. d. C. Summus Penninus) e nel Medioevo Monte Giove».
Penninus, Poeninus deriva forse dal gall. penno- ‘testa, estremità’ (per J. Lacroix Poeninus sarebbe il «dio della punta rocciosa»; cfr. l’a. irl. cenn ‘testa, sommità’, l’a. br. penn ‘testa, estremità’); o piuttosto riflette il teonimo Poininus, da un tema *kʷoini-no- ‘Quello della Vendetta’ riconducibile all’ie. *kʷoinā ‘riparazione’, da cui dipende l’a. greco ποινή (poiné) ‘compensazione, punizione’.
C. Marcato (1990), s. v. Gran San Bernardo; A. Falileyev (2007), s. vv. Poeninus M., Summus Poeninus; J. Lacroix (2007): 10, 221-2; X. Delamarre (2007): 150; X. Delamarre (2008): 248; X. Delamarre (2012): 216-7.
Pradleves
po.
CN
Prato de Levesio (1282), villa Pratis de Levis (1355), Pradeleves (1356), Pradaleves (1382), Prati de Leves (1427).
• Da
pra <
pratum ‘prato’ + la preposizione
d(i) +
Leves, da *
Laevicis (abl. pl.) < NP
Laevicus (W. Schulze), «formatosi a sua volta sull’etnico dei
Laevi» (G. D. Serra). Vd.
Lèvice.
A. Rossebastiano (1990).
Rigomagus
po.
Piemonte
Località indicata nella Tabula Imperii Romani (Tab. Med. 114) e in alcuni itinerari come mansio «non lontana da Vercelli e da Torino, ma di difficile localizzazione puntuale» (forse nel territorio di Trino, VC).
Rigomago (Itinerarium Antonini, 340, 5 e 356, 10), mansio Rigomago (Itin. Hierosolymitanum, 557), Rigomagus (Cosmografia ravennate, IV, 30), Rigomagum (iscrizione).
•• Toponimo formato dai temi gall. rīgo- ‘re’ e -mago- ‘campo’ (e poi ‘mercato’; cfr. l’a. irl. mag ‘piana, campo’ e l’a. br. ma ‘luogo’, dal celt. *magos ‘piana, campo’), quindi con il valore complessivo di ‘Campo (o Mercato) Reale’ (ove ‘Reale’ va inteso piuttosto come ‘del re della tribù’). Da un composto Rigomagus (gall. *Rigomagos) derivano anche i poleonimi Rians (Cher), Riom (Cantal, Puy-de-Dôme), Ruoms (Ardèche) e Remagen (Renania).
A. Rossebastiano (1990), s. v. Trino; G. Petracco Sicardi (1981): 79; R. Chevallier (1983): 551; G. B. Pellegrini (1987): 100; G. B. Pellegrini (1990b): 111; A. Falileyev (2007); J. Lacroix (2005): 250; X. Delamarre (2008): 259-60, 213; X. Delamarre (2012): 221.
Ròpes
po?
Ivrea, TO
• Per G. D. Serra Ropes è un toponimo di origine gall., da *Roppicis (loc. pl.) < NP Roppus.
Roppus (attestato come nome di vasaio) significava probabilmente ‘Grande Occhio’, essendo costituito di ro- ‘grande’ e op- ‘occhio’ < *okʷ- ‘occhio, vista’ (X. Delamarre).
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 260-1, 170.
Ròppolo
po.
BI
Roppolo (dal 963), Ripolae (1373).
• Roppolo potrebbe riflettere un NP *Roppulus, diminutivo del gall. Roppus [→ Ròpes] (G. D. Serra), piuttosto che un NP germ. Rotpulo [longobardo Rotpulo (Pistoia, 767), Roppuli (Lucca, 761 e 767)] (P. Massia). Si può anche accostare al piemontese ròpol, variante di ròcol ‘roccolo, luogo elevato, ove si tendono reti agli uccelli’.
A. Rossebastiano (1990); N. Francovich Onesti (1999): 203; G. Dal Pozzo (1980), s. v. ròcol.
Soana
io.
TO
Torrente.
•• G. D. Serra pensava a un’evoluzione *Sequana > *Soa(v)ana > Soana [forse piuttosto attraverso una forma intermedia *So(v)ana]. Quindi, rileva G. B. Pellegrini, «l’idronimo, tranne l’accento, sarebbe omofono del fiume Sequana (Cesare [De bello Gallico, I, 1]) la ‘Seine’». Tuttavia, oltre al Sēquăna accentato sulla prima sillaba, è attestata anche una forma Sēkoána (Σηκοάνα, in Strabone, IV, 1, 14 e Tolomeo, II, 8, 2).
Sequana è ritenuto, dal Serra e da altri, di origine precelt. Ma tale idronimo (che al tempo stesso è il nome della dea venerata alle sorgenti della Senna), assieme all’etn. Sequani (‘della Senna’) e ai NNP Sequanus, Sequana (tutti riportati ma non interpretati da X. Delamarre), può esser considerato celtico, però di un’area dialettale conservativa in cui il fonema labiovelare kʷ non è passato a p, diversamente da quanto avvenuto invece in gran parte del gallico, nel lepontico e nel brittonico. Secondo un’ipotesi di John Rhys, quella dei Sequani infatti era «una zona dialettale arcaizzante ove l’innovazione kʷ > p non s’è prodotta».
Per quanto riguarda l’etimologia, sono state proposte alcune differenti derivazioni (la prima in J. Pokorny, J. Degavre, le altre due in A. Falileyev): dalla radice ie. *seikʷ- ‘colare, versare goccia a goccia, filtrare’ [cfr. l’idron. irlandese Sechair (nella Táin Bó Cúalnge)]; dalla radice ie. *sekH- ‘tagliare’ > tema *secu- ‘tagliato; tagliante’, da cui Sequana ‘fiume che taglia (via)’ [radice *sē̆k- in J. Pokorny; cfr. l’a. irl. sech- ‘tagliare’]; dalla base ie. *sekʷ- ‘dire’, da cui Sequana ‘il fiume che parla’ [cfr. l’a. irl. sech- ‘dichiarare’]. Inoltre J. Lacroix pensa, come altri, a una formazione *sec-o-ana/*sec-u-ana, da un «radicale *sec-/*sic- applicato originariamente ad acque nascenti» (per cui «potrebbe darsi che la grafia -qu- corrisponda a un’influenza latina»), e ritiene, con B. Sergent, che l’etn. Sequani indicasse «gli adoratori della dea Sequana» e non solo gli “abitanti delle rive della Senna”.
Delamarre, che valuta «tutte improbabili» le diverse spiegazioni etimologiche, ritiene non assodata la conservazione della labiovelare ie. kʷ, poiché risulterebbe possibile una diversa segmentazione, come *sēco-u̯anā o simile.
G. B. Pellegrini (1987): 114; G. B. Pellegrini (1990b): 126-7; P.-Y. Lambert (1994): 19, 111; J. Degavre (1998): 375; J. Pokorny (2005): 893-4, 895-6, 897-8; A. Falileyev (2007), s. v. Sequana; J. Vendryes (1959-), s. vv. sech (2), sech- (3); J. Lacroix (2007): 49-50, 53-4, 78, 219; X. Delamarre (2012): 232.
Suno
po.
NO
Xunum (1013), Xuno (1165), Suno (1207), Xune (1267).
• Per D. Olivieri deriverebbe dal NP germanico, forse franco, Sunna o Sunno.
Da non esludersi un antroponimo d’origine celt.: cfr. Sunnus, Sunua, Sunucus, Sunni-vira, Sunnu-vesa, e altri, da sunu-, suno- < sōno- < souno- ‘sonno, sogno’. Suno potrebbe quindi continuare una forma a. *Sun(n)on ‘proprietà di *Sun(n)os’.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 279.
Susa
po.
TO
Segusio (nom.; Plinio, N. H., III, 123), Σεγούσιον (Segoúsion) (Tolomeo, III, 1, 36), Segusione (Ammiano Marcellino, XV, 10, 3); etn.: Σεγοσιανῶν (Segosianō̂n) (Strabone, IV, 1, 11), Σεγουσιανοί (Segousianoí) (Tolomeo, 1, 40), Segusinorum (iscrizione; nom. Segusīni); Segusione (Itinerarium Antonini, 341, 3 e 357, 1; Tabula Peutingeriana, III, 4); civitate Segusia (739), Secusia (888), Susa (961), Secuxia (1093), Segusia (1215).
•• Secondo G. B. Pellegrini, deriva dal gall. *Segusia ‘la forte’, ‘la potente’, dal tema gall. sego- ‘vittoria, forza’. Cfr. l’a. irl. seg ‘forza’, gli etn. Segusiavi, Segovii, e, tra gli altri, il toponimo Segouia ‘Segovia’ (Spagna).
X. Delamarre propone un «toponimo teonimico in -on-» *Segusiū, formato appunto su un teonimo *Segusi(o)s, e quindi col valore di ‘proprietà di *Segusios’.
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1987): 103; G. B. Pellegrini (1990b): 113; A. Falileyev (2000), s. v. Segusio; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 268-9; X. Delamarre (2012): 234.
Talamone, Lago e Alpe
lo.
VC
•• È stato associato da X. Delamarre, assieme al toponimo francese Talmont (Talmont-Saint-Hilaire, Vandea) < Talmun, alla voce gall. talu-, talamon-, da una radice ie. *telh2-, *telu- ‘superficie piana’; cfr. l’a. irl. talam ‘terra’ (< *talamon-). Attualmente Delamarre non esclude che Talmont (Talamun nell’XI sec.) possa essere «la latinizzazione parziale *Tāla-mont- di un *Tāla-brigā ‘forte di sostegno’ che si ritrova in Lusitania» (sostituzione del celt. -brigā con l’elemento lat. -mont-).
X. Delamarre (2008): 287-8; A. Dauzat (1978): 668; X. Delamarre (2012): 245.
Tànaro
io.
Piemonte
Tanarum (Plinio, N. H., III, 118), Tanarus (808), Tannarus (922), Tanerus (967), Tanagrum, Thaner (X-XI sec.), Tanager (1213).
•• Per A. Costanzo Garancini deriverebbe da una radice prelat. idronimica *tan-, «diffusissima» (cfr. il Tanagro, fiume della Campania).
A. Holder propone per l’idron. e il teonimo britannico Tanarus (un epiteto di Giove: IOM Tanaro), in iscrizione da Chester, una forma originaria *tn̥nros, dall’ie. *ten- ‘risuonare’ e ‘tuonare’, da cui, secondo G. Petracco Sicardi, un significato ‘risonante’ appropriato per il nome del fiume (A. Rossebastiano). Analogamente X. Delamarre attribuisce all’idron. originario *Tanaros, il valore di ‘le grondant’ (gronder = ‘brontolare, tuonare, rumoreggiare’).
Per A. Falileyev
Tanarus, «se celtico», potrebbe esser associato al toponimo
Tannetum [
Tannetus, attuale
Taneto (Gattatico, RE)], il cui etimo però risulta incerto (secondo Delamarre deriverebbe dal gall.
tanno- ‘leccio’, col significato di ‘luogo dei lecci’).
Si può però avvicinare al teonimo gall. Taranus (Orgon, Narbonensis), variante Taranis, da una base taranu- ‘temporale, tuono’, ‘dio del temporale’ (cfr. l’a. irl. torann ‘temporale’). Taranus è stato anche accostato al teonimo germanico *Þunaraz, a. alto tedesco Donar [< ie. *(s)ten- ‘tuonare, brontolare’], s’è perciò suggerita un’evoluzione *Tonarus > *Toranus > Taranus, con una metatesi *tonar- > *toran- che non si sarebbe ancora realizzata nel teonimo e nell’idronimo Tanarus. F. Bader invece riconduce il teonimo Taranus alla radice ie. *terh2- ‘attraversare’, un significato riferibile a «la folgore ‘che attraversa’ il cielo [e] dà il suo nome al dio della tempesta» (Delamarre).
A. Rossebastiano (1990); A. Costanzo Garancini (1975): 98; A. Holder (1961-1962); G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 74; A. Falileyev (2007), s. v. Tanarus fl.; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 289; X. Delamarre (2012): 247.
Terdobbiate
po.
NO
Tardoblate (881), Terdublate (982), Terdoblate (911, 1022).
• Derivato da Tardubius, Tardublus, nome d’epoca medievale del torrente Terdóppio, con l’aggiunta del suff. lombardo-piemontese -ate, che unito a un idronimo ha dato origine a poleonimi quali Agognate, Beverate, Brembate.
A. Rossebastiano (1990); G. Rohlfs (1990): 67.
Terdóppio
io.
NO, PV
Tardubius, Deturbius (978), Tardublus (990, 1001, 1129).
•• Secondo G. D. Serra, Terdoppio rifletterebbe un gentilizio lat. Tardubius [a quanto risulta, un *Tardubius].
Si tratta, invece, di un un a. *
Tardubios, «probabilmente celtico» a parere di X. Delamarre, forse di un composto costituito dal tema gall.
taro- ‘che attraversa’ [vd. l’io.
Taro, PR], e da un *
-dubios derivato dell’aggettivo
dubus,
dubis ‘nero’ (cfr. i NNP
Dubius,
Dubia).
A. Costanzo Garancini (1975): 41; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 290, 438, 152; X. Delamarre (2012): 143, 247.
Torino
po.
Augusta Taurinorum, Taurinos (Plinio, N. H., III, 123 e 132), Αὐγούστα Ταυρικῶν (Augoústa Taurikō̂n) (Tolomeo, III, 1, 31), Taurinis (Itinerarium Antonini, 341, 1; 356,12), civitas Taurinis (Itin. Hierosolymitanum, 556, 9), Augusta Taurinorum (Tabula Peutingeriana, III, 5), Iulia Augusta Taurinorum (iscriz.); Taurinis (845, 880), Taurinum (950, 999, 1037), Turrin (961), Torino (1043), Torim (1071).
• Come indicato da A. Rossebastiano, deriva dal lat. medievale Taurinum (dal 950), acc. tratto da una forma Taurinus «percepita come nominativo singolare», prodottasi – per chiusura della o – dall’acc. pl. Taurinos, «forma accorciata» del poleon. Julia Augusta Taurinorum, nome assegnato «in onore di Ottaviano» alla colonia romana di Julia Taurinorum (‘Giulia dei Taurini’).
L’etnico dei Taurini, definiti Semigalli da Tito Livio (XXI, 38, 5) e liguri da Plinio e Strabone, potrebbe derivare, con un suff. -īno- («non ignoto nell’area ligure» – precisa G. Petracco Sicardi), da una voce forse non ie. *tauro- ‘monte’; G. B. Pellegrini attribuisce tale base «allo strato anario del ligure» e a Taurini il valore di ‘montanari’.
P. De Bernardo Stempel interpreta invece l’etnico come ‘coloro che sono come tori’, poiché lo riconduce alla voce celt. tauro-, forma più antica del «lessema tarvos ‘toro’» originatosi da quella per metatesi (*tauro- > *taruo-). Anche X. Delamarre risale a tauro-, forma che potrebbe dipendere da «influsso latino o conservazione della parola originale» (cioè l’ie. *tauro-).
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1987): 74; G. Petracco Sicardi (1981): 88; X. Delamarre (2008): 290; A. Falileyev (2007), s. vv. Augusta Taurinorum, Taurini.
Tortona
po.
AL
Δερτῶνα πόλιν (Dertôna pólin) (Artemidoro di Efeso, fr. 4), Dertona (Varrone, de serm. lat., fr. 102), Δέρθων, Δέρθωνος (Dérthōn, Dérthōnos) (Strabone, V, 1, 11), Dertona colonia (Plinio, N. H., III, 49); Dertona (Itinerarium Antonini, 288, 6 e 294, 6; Tabula Peutingeriana, III, 5); Julia Augusta Dertona (CIL V, 7376), domo Derthona (AE 1993-531); Derthona (883), Dertona (978, 1193, 1203); Tertona (999, 1066), Terdona (1004, 1150), Tartona (1223), Tortona (1243), Tardona (1365); etn. Derthonensis (1205).
•• G. Petracco Sicardi ipotizza una derivazione «da un tema prerom. *dert-ōn-, latinizzato sul modello di Cremōna, Verōna» («rimane inspiegata» però l’oscillazione -t-/-th- delle attestazioni antiche). Dertōna si può confrontare solo con il poleon. iberico Dertōna, attuale Tortosa, ove compare lo stesso esito dert- > tort-. Non risulta infatti alcun «riscontro etimologico indoeuropeo».
Per X. Delamarre il Dertonā originario significava ‘possedimenti di Dertū’ o ‘installazioni di un *Dertō’, NP da una base *dert- che «potrebbe essere celtica»: cfr. il toponimo a. Dertosa (Tarragonese) e l’antroponimo Amadertō(nius) (Stabia, X-8042,126).
A. Rossebastiano (1990); G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 48; X. Delamarre (2012): 135.
Trivero
po.
BI
Triverius (dal 998), Trevere (999), Tribelius (apax; 1328).
•• Per D. Olivieri dal gentilizio romano Treverius, riconducibile al nome della tribù gallica dei Treveri. Secondo Sella (1935) risalirebbe invece al celt. treba, «misura agraria di circa due ettari».
L’etn.
Trēueri (da cui il poleon. tedesco
Trier, francese
Trèves) e il NP
Treuerus hanno un etimo
treuero- ‘traghettatore’, da
trē-uer-o-, costituito di
trē- < *
trei- ‘attraverso’ + *
uer- ‘acqua, fiume’ (come la forma *
uar-, da *
u̯r̥-; vd. l’idron.
Vara, SP).
Un celt. *
treba (da cui dipendono i NNP
Treba,
Trebius,
Trebia e l’a. irl.
treb ‘abitazione’) significa semmai ‘abitazione, luogo abitato’; vd. l’idron.
Trebbia (GE, PC, PV).
Trivero potrebbe continuare un a. *Treuerion ‘proprietà di *Treverios’.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 300; P.-Y. Lambert (1994): 36; X. Delamarre (2012): 354.
Trivero
po.
Pettinengo, BI
• → Trivero (BI).
A. Rossebastiano (1990), s. v. Trivero.
Ugliacco, Uliacco
po.
Villareggia, TO
Dial. ujè.
homines Uliaci et Villaeregie (1399).
• Secondo X. Delamarre deriverebbe da un *Olliacon. Si tratta presumibilmente di un prediale in *-ācon > lat. -ācum, formato sul NP Ollius, *Ollios < *Ollos, Ollus, dal tema gall. ollo- ‘grande’ (‘tutto’); cfr. l’a. irl. oll ‘grande’, il cimr., corn., br. oll ‘tutto’, e tra i toponimi, per esempio, il francese Oudun (Yonne), Uldunum (875), forse da *Ollono-dunum ‘grande fortezza’.
A. Rossebastiano (1990), s. v. Villareggia; X. Delamarre (2008): 240.
Usseaux
po.
TO
Uxellus (1064, 1078), de Uxelis (1091), Uxellis (1098).
•• Da G. B. Pellegrini vien ricondotto al gall. ūxellos ‘alto, sublime’, da cui il significato de ‘gli Alti’, ‘gli abitanti della valle alta’ [o ‘gli abitanti nell’alto della valle’ (A. Rossebastiano)]. Oppure di ‘(luogo abitato posto) in alto’, nel caso le forme medievali più antiche fossero la continuazione di un originario singolare.
Dal gall.
uxello-,
ouxello- ‘alto, elevato’, celt. comune *
ouxselo- (cimr.
uchel, a. irl.
uasal ‘alto’), derivano NNP quali
Uxellus,
Uxsellus,
Uxela e toponimi a. come *
Uxellodunum >
Issoudun (Creuse, Indre) e
Exoudun (Deux-Sèvres),
Uxellus >
Ussel (Corèze, Allier, Lot) e
Osselle (Doubs),
Ussellum >
Usseau (Deux-Sèvres),
Uxelum e
Uxela (Gran Bretagna),
Usseglio e anche
Issìglio.
X. Delamarre propone per Usseaux e Usseglio un “prototipo” *Uχsellon ‘l’altura, la collina’ o ‘proprietà di *Uχsellos’, antroponimo o teonimo: cfr. Uxello, deo Uxello in iscrizioni da Hyères e, forse, Parigi.
A. Rossebastiano (1990); M. G. Tibiletti Bruno (1978): 187; G. B. Pellegrini (1987): 113; G. B. Pellegrini (1990b): 126; J. Lacroix (2003): 122-3, 130-1; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 329, 154; A. Dauzat (1978): 512, 690; X. Delamarre (2012): 280-1.
Usseglio
po.
TO
Uxellis (1188), Uxeillo e Useillo (1224), Uxello (1269).
•• Da una forma *Uχsellon ‘l’altura, la collina’ o ‘proprietà di *Uχsellos’. → Usseaux.
A. Rossebastiano (1990); M. G. Tibiletti Bruno (1978): 187; G. B. Pellegrini (1987): 113-4; G. B. Pellegrini (1990b): 126; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 329, 154; X. Delamarre (2012): 280-1.
Vagna
po.
Domodossola, VB
•• Secondo P. de Bernardo Stempel e X. Delamarre, va connesso con l’a. irl fán ‘pendio’, il cimr. gwawn ‘bassura, palude’, il br. geun, yeun ‘palude, torbiera’, tutti da *u̯āgnā. Potrebbe dunque riflettere una voce gall. «uagna, ‘pendio, depressione, bassura’?» (*u̯āgnā), segnalata qualche anno fa da X. Delamarre, o un “prototipo” *Uagnā ‘le paludi’, indicato recententemente dallo stesso Autore. Cfr. anche i toponimi *Οὐαγνια (Ouagnia) < *Uagniā ‘la depressione, le paludi’ (in Tolomeo; forma ristabilita sulla base delle varianti attestate Οὐαυνία, Οὐαυννία, Αὐαγνία), e Vagniacis (Springhead, Kent), in Itinerarium Antonini, 472, 2.
Valgrana
po.
CN
Valle Gramna (abl.; 1159), Valgranna (1251), Vallegrana (1309).
• Composto di
valle + l’idron.
Grana.
A. Rossebastiano (1990).
Vàprio d’Agogna
po.
NO
Dial. vàvru.
• Secondo A. Rossebastiano, la forma dial.
vàvru (cui corrisponde l'italiano
Vaprio) non pare presupporre un lat. *
vadulum, bensì un gall. *
wabero- ‘ruscello’ (
FEW XVI, 92) [gall.
vo-bero- >
va-bero-]. Vd.
Vàprio d’Adda (MI),
Casaletto Vàprio (CR) e, per la specificazione, l’io.
Agogna.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2008): 324.
Vegni
po.
Carrega Ligure, AL
Vegni, Vegna (1204), Herizone de Vegno (1281) [vd. "http://it.wikipedia.org/wiki/Vegni"].
• Può forse confrontarsi con Vagna, dal gall. «uagna, ‘pendio, depressione, bassura’?» (P. de Bernardo Stempel, X. Delamarre).
X. Delamarre (2008): 304-5.
Vegno
po.
Crodo, VB; Crandola Valsassina, LC
• Cfr. Vegni e Vagna, dal gall. «uagna, ‘pendio, depressione, bassura’?» (P. de Bernardo Stempel, X. Delamarre).
X. Delamarre (2008): 304-5.
Venaus
po.
TO
in Venavis in valle Segusina (739), Venalicius (1060), Venalius (1163), Venauz (1233).
• Per A. Rossebastiano, continuerebbe una forma *Ven(n)avis, dall’etn. *Ven(n)avii «richiamato palesemente» dal Venavis dell’attestazione del 739. Le forme del 1060 e 1163 paiono risalire piuttosto a *Vennales, un aggettivo confrontabile con il personale ligure Venna, Vennu (G. D. Serra), «affine al nome etnico dei Veneni» della Val di Stura (D. Olivieri) e dei Vennones della Raetia.
Tutti questi etnici, se di origine celtica, potrebbero dipendere dalla base *
u̯en(i)- (
ueni- >
uini-) ‘il clan, la famiglia, gli imparentati’ (forse da una radice ie. *
uen- ‘desiderare, amare, volere’). Cfr. l’a. irl.
fine, l’a. br.
guen ‘razza, famiglia’, NNP quali
Uenialius,
Uenenia,
Uenna,
Uennonia,
Uenu, gli etn. a.
Vennonetes,
Venostes (→
Venosta, Val, BZ).
A. Rossebastiano (1990), s. vv. Venaus, Venasca; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 80 (Veneni); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 312.
Ventuno
po.
Ivrea, TO
«Nome di una regione a sinistra della Dora».
Viginti Uno (1120, 1220, 1264, 1290; tradizione dotta), Vinteuno (1199, 1202), Hospitalis de Viginti Uno (1264) [vd. "http://books.google.it/books?id=ieASAAAAIAAJ&q=Vinteuno+Viginti+Uno&dq"], Ventuno (1771).
• Secondo G. D. Serra da un gall. *Vindoduno, ‘la bianca fortezza’.
Si può ipotizzare un composto gallo-lat. *
Vindo-dūnum. Vd.
Linduno e
Verduno.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 187; G. B. Pellegrini (1987): 115; G. B. Pellegrini (1990b): 127-8; X. Delamarre (2008): 319-20.
Verbano
lo.
«Nome antico (Verbanus lacus) del lago Maggiore».
Οὐερβανός (Ouerbanós) (Polibio, XXXIV, 10; Strabone, IV, 6, 12), in Verbanno, Ticinum Verbannus (Plinio, N. H., II, 224 e III, 131).
•• Continuazione del lat. Verbanus (lacus), secondo C. Marcato «formazione non latina che richiama però il nome romano Virbius (v. Olivieri 1961a, 568)».
Per A. Falileyev è invece un nome d’origine celt.: un composto formato dagli elementi gallici uer- (< *uper- ‘sopra’) e *bannā, *bennā ‘punta > sommità’.
X. Delamarre ritiene però più probabile una formazione Verb-āno- piuttosto che Ver-banno-.
C. Marcato (1990), s. vv. Maggiore, Lago, Verbano; X. Delamarre (2008): 313, 66; A. Falileyev (2007), s. v. Verbanus L; X. Delamarre (2012): 264.
Vercelli
po.
Vercellis (Cicerone, Ad. Fam., XI, 19), Οὐερκέλλοι (Ouerkélloi) (Strabone, V, 1, 12), Vercellae (Plinio, N. H., III, 124; Tacito, Hist., I, 70), Vercellas (Itinerarium Antonini, 282, 8), Vergellis (Tabula Peutingeriana, III, 5), Vercellis (Cosmografia ravennate, IV, 30).
•• Riprende il nome lat. Vercellae, su cui sono state formulate varie proposte etimologiche.
Come riferisce A. Rossebastiano, L. Bruzza interpretava
Vercellae come ‘luogo maggiore’, scomponendolo nel suff.
ver ‘maggiore’ e una voce
cella ‘luogo’ (mentre
Bu-gella >
Biella risulterebbe il ‘luogo minore’). Assegnando poi a
ver il significato di ‘sopra’ e al secondo elemento del composto «quello proprio di
-kelo-», dall’ie. *
kʷel- ‘abitare’, A. Rossebastiano suggerisce per quel toponimo il valore di «‘abitanti di sopra’, in senso politico-militare»; vd.
Biella.
P. Massia, al contrario, riconduceva Vercellae a una formazione in -ellus *Vercellus, *Vercella, da un gentilizio lat. Vercius derivato da NNP «trasmessi da lapidi di area gallica»: Verce, Vercus, Vergo. Secondo A. Rossebastiano per la terminazione del toponimo parrebbe «più appropriato pensare all’influsso del suffisso di origine ligure -el», anche considerato che «la celtica Vercellae [...] sorse su di un probabile primitivo insediamento dei Liguri Salluvii».
In realtà sono documentati i personali d’origine celt. Vercella, Vercello, Vercellius, Vercillus, Vercilla, Vercus, Vercius, Verca, di cui almeno gli ultimi tre sono rapportabili al tema gall. verco-, dalla radice ie. *u̯erg- ‘fare’.
X. Delamarre invece, ritiene Vercellae riflesso di un “prototipo” *Uercellā(s) ‘possedimenti di *Vercellos, -ā’, NP formato dal suff. gall. ver- [< *u(p)er- ‘super-’] e dalla voce -cello- «‘martello’ (o ‘percotitore’)». Può esser confrontato con il toponimo francese Vercel (Doubs), Vercellis (1148), l’antroponimo Vercellius («‘Grande Colpitore’?»), il teonimo Su-cellos (e Su-caelus) interpretabile come ‘il buon percotitore’ (oppure ‘Colui alla cui attenzione nulla sfugge’, stando a un’ipotesi di derivazione da *su-kʷes-lo-). Su-caelus potrebbe «essere una variante ortografica per Su-cel(l)us», oppure rappresentare una forma *su-cailos ‘buon presagio’, dal gall. cailo-, caelo- ‘presagio’ (cfr l’a. br. coel ‘presagio’).
Secondo P. de Bernardo Stempel poi, Vercellae varrebbe ‘la foresta settentrionale’, «con il celt. *kallī (a. irl. caill [‘bosco, foresta’]), “attratto” successivamente dai frequenti nomi di città in -(k)ellon» [però la voce gall. significante ‘a nord’ (oltre che ‘a sinistra’) risulta essere, nei composti, teuto-, touto- (> tuto-)]. Infine, G. R. Isaac accosta la seconda componente del toponimo alla voce a. irl. cellach ‘guerra, combattimento’ (la quale, a parere di J. Vendryes, dipende da una radice ie. *kel- ‘colpire, tagliare distruggere’, individuabile anche nel teonimo Sucellus).
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 113, 313; A. Falileyev (2007), s. v. Vercellae; J. Vendryes (1959-), s. vv. caill, cellach; J. Pokorny (2005): 545-7; X. Delamarre (2012): 264.
Verduno
po.
CN
Verdunum (1026), Virduno (1147-84).
•• Per G. B. Pellegrini, si tratta di una formazione gallica con le voci *
viro-, *
vero- ‘saldo, vigoroso’ e
dunum ‘fortezza’ [
dūnum, vd.
Linduno], con il significato di ‘fortezza salda’.
È preferibile però, con X. Delamarre, vedere nella prima parte il prefisso gall. *uiro-, *uero-, da *u(p)er(o)- ‘super-’ [ie. * uper(o)-], e assegnare al composto originario *Uer-dūnon, *Uero-dūnon il valore di ‘super-fortezza’. A. Falileyev e M. G. Tibiletti Bruno propongono invece come prima componente il tema uiro- ‘uomo’ (< u̯ĭro-, dall’ie. *uih1-ró-), mentre altri il tema *u̯īro- < u̯ēro- ‘vero’. Cfr. i numerosi toponimi francesi Verdun (Meuse, Ariège, Aude ecc.), da Uiro-dunum, Uero-dunum.
A. Rossebastiano (1990); M. G. Tibiletti Bruno (1978): 187; G. B. Pellegrini (1987): 114-5; G. B. Pellegrini (1990b): 10, 127; A. Falileyev (2007), s. v. Viriodunum; X. Delamarre (2008): 313, 154-5, 320-1; X. Delamarre (2012): 265.
Vernone
po.
Marentino, TO
•• Secondo N. Lamboglia dipende dal gall. uerna ‘ontano’.
Cfr. i NNP Verno e Vernonius: è forse possibile un «toponimo personale» *Vernonon ‘proprietà di *Verno(nos)’.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 207; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 314-5.
Verrone
po.
BI
Veronus (dal 1263), Veironus (1248; «variante più fortemente dialettale»).
• Per D. Olivieri deriverebbe dal lat. vetus, veteris ‘vecchio’ (in effetti, «l’insediamento sembra essere antico»). Secondo A. Rossebastiano potrebbe però anche ricondursi al celt. *uer- [< *uper- ‘sopra’] (G. Petracco Sicardi), da cui il valore di ‘luogo posto sopra’ (sorge su un altopiano), oppure alla base gall. *viro-, *vero- ‘saldo, vigoroso’ (G. B. Pellegrini).
Dipenderà più probabilmente da uero- > uiro- ‘super-’ piuttosto che da uiro- ‘uomo’ o *uīro- ‘vero, giusto’. Cfr. i NNP Ronius, Rono, Su-ronus, Ver-ronius (da *ver- + ronio- < *rono- ‘?’) e Verona, Veronius [da uer(o)-].
A. Rossebastiano (1990); G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 80; G. B. Pellegrini (1987): 115; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 313, 320-1.
Veruno
po.
NO
•• Secondo D. Olivieri e G. B. Pellegrini, può essere associato a Inveruno (MI), dal composto gallo-lat. Eburo-dūnum ‘fortezza del tasso (pianta)’, dal gall. eburos ‘tasso’ (G. B. Pellegrini) [stando a X. Delamarre, un a. *Eburo-dūnon ‘forte dei tassi’, o ‘del Tasso’ o anche ‘di *Eburos’], oppure da un *eburunum, costituito da *eburos ‘tasso’ + un suff. -unum [forse da un gall. *-uno-, suff. diminutivo per J. Degavre] e con -n- epentetica, «come in Invreia, per Ivrea» (C. Marcato).
A. Rossebastiano (1990); C. Marcato (1990), s. v. Inveruno; G. B. Pellegrini (1987): 115; G. B. Pellegrini (1990b): 127; J. Degavre (1998): 456; J. Lacroix (2003): 78, 103; J. Lacroix (2007): 28-32; X. Delamarre (2008): 159; X. Delamarre (2012): 148.
Vévera
io.
NO
•• Secondo A. Costanzo Garancini, Vevera va ricondotto al celt. bedum [gall. *bedo- ‘fossa, canale’] attraverso il lat. medievale bedale.
Da non escludere una derivazione dall’italiano arcaico bévero < lat. tardo beber, acc. bebrum < gall. bebros, bebrus ‘castoro’.
X. Delamarre pensa che
Vévera rifletta il tipo *
Bebrā ‘fiume dei castori’. Cfr. l’io.
Bévera (Ventimiglia, IM), ma anche gli idronimi francesi
Vèbre (Hérault, Drôme, Ariège) da un “prototipo” *
Vebruā > *
Vebrā ‘il fiume ambrato’.
A. Costanzo Garancini (1975): 51-2; G. B. Pellegrini (1992): 113, 358, 364; X. Delamarre (2008): 69-70; X. Delamarre (2012): 73, 260.
Viverone
po.
BI
Dial. vivrón.
Vevrono (1127), Viverono (1145), Vevrone (1221), Veverono (1349), Viverone, Viveron.
• Prediale asufissato da un NP lat. Veprio -onis o Vibrio -onis (P. Massia, D. Olivieri).
È possibile rifletta un personale d’origine celt.
Vebro, da *
Ue-bron- <
ue-,
uo- ‘sotto’ +
bron- ‘seno, petto’ (cfr.
Broni, PV), o anche un NP connesso con il gall.
vebru- ‘ambra’. Potrebbe inoltre risalire all’italiano arcaico
bévero,
bìvero, dal lat. tardo
beber (acc.
bebrum, var. *
bibro-), prestito dal gall.
bebros,
bebrus ‘castoro’. Cfr. gli idronimi
Bévera (Ventimiglia, IM) e
Vévera.
A. Rossebastiano (1990); G. B. Pellegrini (1992): 113, 358, 364; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 308, 323-4, 91-2, 69-70.
Vogogna
po.
VB
Vegonia (970), Vegogna (1102).
•• Si può ricondurre, secondo P. Massia, al NP femminile *Veconia, da un *Veco, *Veconis di origine celt., da cui deriverebbe il Veconianus riportato da W. Schulze (D. Olivieri); oppure a un Veconius, Viconius ipotizzato da G. Flechia alla base di Viconago (Cadegliano-Viconago, VA).
In effetti *Veconius, *Viconius non risultano attestati, a differenza di Vecconius, Veconus, da ue- < uo- ‘sotto, sub-’ + -conus < coni-, cone- ‘cane’, ‘lupo’. Un *Viconius si può supporre sulla base del NP composto Ollo-uiconis, da ollo- ‘grande’ + uicon- (uic-, uico-) ‘vincitore’.
Vegonia può dipendere da una forma *Uec(c)oniā ‘possedimenti di *Vec(c)onios’.
A. Rossebastiano (1990); X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 323-4, 131-2, 240, 317; X. Delamarre (2012): 260.
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