Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







venerdì 8 ottobre 2010

Toponimi antichi della Liguria d’origine preromana



Blustiemelus
oo.
Serra Riccò, GE
Corrisponde a Giustema (nel Catasto ottocentesco), continuazione appunto del toponimo antico.
iugo recto Blustiemelo (Tavola di Polcevera, 21).
• G. Petracco Sicardi assegna all’oronimo il valore di ‘luogo umido, ricco di acque sorgive’, ritenendolo costituito dal ligure *blusto- ‘gonfio, melmoso’ (dall’ie. *bhlud-to-, derivato dalla radice *bhleu- ‘gonfiarsi’, ‘scorrere’, «con un ampliamento in -d-» e «il suffisso -to-, proprio degli aggettivi verbali»; cfr. il fitonimo gall. blutthagio) + i suffissi -iema- (con «funzione di astratto e collettivo») ed -ello- (aggettivale).
Secondo G. Devoto sarebbe invece un composto (col significato di ‘rilievo fiorito’) formato dagli elementi blustie-, dalla radice ie. *bhlō- [cfr. il lat. flōs, l’a. irl. bláth ‘fiore’] ampliata in -st-, e *mel(l)o- ‘rilievo’ (voce «senza riscontri indoeur.»).
Però anche W. Meid lo connette al gall. blutthagio (pianta medicinale che cresceva nei luoghi umidi e guariva le otalgie), risalente all’ie. *bhleu- ‘soffiare, gonfiare’, e confrontabile con il personale d’origine gall. Blussus < *blusto-.
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 178, 183; G. Petracco Sicardi (1981): 73; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 38-9; G. B. Pellegrini (1990b): 101; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 79.

Boaceas, Boacias
io.
SP
Nome antico del fiume Vara.
In Itinerarium Antonini, 293, sulla Via Aurelia è indicata una stazione stradale denominata Boaceas, che oggi può esser localizzata presso Vezzano Ligure (SP). Secondo M. N. Conti i due toponimi antichi rinvierebbero ad «un’unica località, alla confluenza della Vara con la Magra».
Βοακίου (Boakíou), variante Βοάκτου (Boáktou): ἐκτροπή Βοάκτου ποταμοῦ (Tolomeo, III, 1, 3); Boaceas (Itinerarium Antonini, 293).
•• Boáktou, che forse è la lezione più attendibile, a parere di G. R. Isaac va ricostruita nella forma *bou-ax-to- ‘luogo al quale vengono condotte le vacche’, ove è possibile riconoscere il gall. *bo(u)- ‘vacca, bue’; analogamente, X. Delamarre propone un *Bo(u)aχtos, *Bou-ag-to- ‘(fiume) dove si conducono le vacche’.
G. Petracco Sicardi invece, «sulla base del confronto con gli antrop. Bouius e Boatius» (W. Schulze) [probabilmente ambedue NP d’origine celt. (il primo è registrato anche da Delamarre)] si limita a ritenere Boaceas «un derivato dalla base IE *gʷou- ‘animale bovino’ [...] con scomparsa di u semivocale dav. a», giacché «l’incertezza della documentazione» non consente di stabilirne l’origine linguistica, che potrebbe essere parimenti «ligure, latina o greca».
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 39; A. Holder (1961-1962), I: 453, III: 890; A. Falileyev (2007), s. v. Boakias fl.; X. Delamarre (2008): 79-80; X. Delamarre (2012): 81; "http://books.google.it/books?id=Py5Qg_QuyKUC&pg=PA160&dq".

Bodetia
oo.
È stato identificato nel Passo della Mola, SP (A. Falileyev), in S. Pietro di Passano [Dèiva Marina (SP)?] (U. Formentini) e in altri luoghi.
Toponimo menzionato nell’Itinerarium Antonini (294, 1).
•• Per G. Petracco Sicardi può esser accostato a Bodincum, a. nome ligure del Po; il «suffisso di derivazione» *-et-i̯o- è ritenuto ligure.
Secondo A. Falileyev, va analizzato come *Boud-et-yā < gall. boudo-, boudi- ‘(bottino di) vittoria’ [‘vittoria, vantaggio, profitto’]; cfr. l’a. irl. búaid ‘vittoria, vantaggio, profitto’ e il cimr. budd ‘vantaggio, profitto’.
X. Delamarre ricostruisce un pl. *Bodetiā ‘possedimenti di *Bodios’, o anche ‘di *Bodetios’, NP riconducibile a una forma come *Bad-et-io- (dalla radice bad- > bod- ‘giallo’) oppure *Boud-et-io- (da *boud- > *bōd-).
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 39-40; A. Falileyev (2007); X. Delamarre (2008): 83; X. Delamarre (2012): 81.

Comberanea
io.
GE
Si può identificare nel rio Rizzolo.
riuo Comberanea; ad riuom Comberane (Tavola di Polcevera, 7 e 8).
•• Per G. Petracco Sicardi si tratta di una probabile forma aggettivale in -āneo- (forse «suffisso lat. volg.»), dalla base *com-bero- ‘confluenza’ (< ie. *com- ‘con’ + *bher- ‘portare’), «comune al ligure e al celtico»; cfr. l’a. irl. commar, il cimr. kymer ‘confluenza’.
X. Delamarre però ipotizza un originario *Comberāniā, significante forse «fiume che trasporta alberi», mentre qualche anno fa riteneva che Comberanea – assieme al lat. medievale combrus ‘abbattuta d’alberi’, ‘sbarramento’, e all’a. francese combre ‘diga su fiume’ – potesse risalire a un gall. *com-bero- ‘diga di fiume’ e ‘confluenza’ (confrontabile con le voci celt. insulari sopra indicate e il br. kemper > Quimper), con l’elemento -bero- (-beru-) dall’ie. *bhĕr- ‘gorgogliare, ribollire’ (cfr. l’a. irl. bir ‘acqua, fonte’ e Vobarno, BS).
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 46; J. F. Niermayer (1993); X. Delamarre (2008): 73, 122; X. Delamarre (2012): 119.

Edem, Edus
io.
GE
Corrisponde al torrente Verde.
Idronimo menzionato nella Tavola di Polcevera (10): ad flouium Edem; ubi comfluont Edus et Procobera; inde Ede flouio sursuuorsum.
• Di etimo incerto. Per G. Petracco Sicardi si tratterebbe di «un tema in consonante, *ed-, [...] su cui sarebbe stato rifatto un nom. in -us»; si può confrontare con l’etn. Edrani ‘gli abitanti del lago di Idro’ (attestato in iscrizione), e riconoscervi dunque una base significante ‘acqua’ o ‘corso d’acqua’.
Diversamente, potrebbe risalire a un NP derivato dal gall. aidu-, aedu-, edu- ‘fuoco, ardore’ [ie. *aidh- (*h2eidh-) ‘fuoco’]; cfr. l’a. irl. aed ‘fuoco’ e NNP quali Aeduus, Edia, Edo, Edovius, Eduis, Eduus.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 49; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 35-6.

Lemurinus
oo.
GE
Corrisponderebbe alla «cresta ad occidente della Bocchetta», mentre il Lemurinus summus potrebbe essere il monte Lecco [nel quale s’è identificato anche il mons Tuledo] (G. Petracco Sicardi). Si ritiene anche possa corrispondere al Monte Lavergo [vd. "http://www.altavallepolcevera.com/storia/storia-della-valle.html"].
Oron. della Tavola di Polcevera (14-16): in montem Lemurino infumo; iugo recto monte Lemurino; in montem Lemurinum summum.
• Agg. derivato, con suff. lat. (anche ligure?) -īno-, dall’oron. Lemuris.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 58.

Lemuris
io.
GE
Da identificarsi con il torrente Lemme (flumen Lemori, nel 1127) (N. Lamboglia); o piuttosto con il Verde [o il suo alto corso], mentre il Lemme sarebbe un omonimo (tutti e due sorgono dal Lemurinus) (G. Petracco Sicardi).
Idron. registrato nella Tavola di Polcevera (7): in flouium Lemurim, inde flouio Lemuri.
•• Va accostato ad alcuni toponimi (idronimi) europei: lacus Lemannus (Lago di Ginevra), Lémene (Veneto), canal di Lemme [canal di Leme, croato Limski kanal] (Istria), Lemme (Svizzera), Lemna (Britannia), ma forse qualcuno di questi potrebbe derivare dal lat. limen ‘confine’. Vi si riconosce un tema in -i-, con «suffisso primario» -ur-, per la qual cosa V. Pisani lo collocava tra gli «elementi anari del ligure» (G. Petracco Sicardi). Apparterrebbe al sostrato preie., mediterraneo, secondo M. G. Tibiletti Bruno.
A. Falileyev però riconduce Lemannus [assieme a Lemincum (> Lémenc, presso Chambery, Savoia) e all’etn. Lemovices] alla base lēmo-, limo- ‘olmo’. X. Delamarre pone sotto lemo-, limo- i toponimi Limonum (oggi Poitiers), Lemausum > Limours (Essonne), Lemouici > Limoges (Francia), e NNP quali Lemo, Lemonia, Limenius; riporta inoltre l’idronimo tra i toponimi celtici, nelle forme *Lemuris, *Lēmuris, ma non avanza alcuna ipotesi etimologica.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 58; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 183; A. Falileyev (2007), s. vv. Lemannus, Lemincum, Lemovices; J. Lacroix (2003): 104; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 198; X. Delamarre (2012): 174.

Mannicelus
io.
GE
«Fonte in Val Polcevera [...] da cui scende un rio affluente del torrente Ede, identificato da [G. Petracco Sicardi] col rio Gioventina».
Mannicelo «indicava la regione, ove si trovava la fonte, e non la fonte stessa come nel caso di Lebriemelum».
ab fontei in Mannicelo; in Manicelum; en Manicelo (Tavola di Polcevera, 6, 12).
•• Idronimo formato da una base *manniko- (forse un antroponimo associabile ai nomi «di area celtica» Manno, Mannus, Ceno-manni) + il suff. -ello-; oppure composto da manni- + -kelo-, tema riconducibile all’ie. *kʷel- ‘abitare’ (G. Petracco Sicardi); cfr. Solicelus (Tabula Alimentaria di Veleia, 1, 96; 2, 6).
Per M. G. Tibiletti Bruno si tratterebbe piuttosto di un tema manno-/mando- ‘cavalluccio, mulo’ + il suff. -icelo-.
L’elemento Manni- o la base Mann- si possono rapportare al tema gall. mano- (mani-, manu-, mann-) ‘buono, favorevole’, dei NNP Manna, Man(n)us, Man(n)ius, Manno. Oppure al gall. mandu- ‘poney’, cui risalgono il prestito lat. mannus ‘poney, piccolo cavallo’ e forse, almeno in alcuni casi, anche NP documentati come Mannus, Mannius.
X. Delamarre presuppone un *Mannicelon ‘proprietà di *Mannicelos’ (‘-cēlos’), NP analizzabile forse come *Manni-cēlo-s; cfr. l’irl. céile [a. irl. céile ‘sposo, compagno’, cfr. Budacelium (*Budacelion), in Tabula Alimentaria di Veleia, 5, 4].
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 62; M. G. Tibiletti Bruno (1978): 171, 185; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 214-5; X. Delamarre (2012): 189.

*Odion, *Odia
po.
GE
Centro identificato con Orero, GE.
Etn. attestato nella Tavola di Polcevera (38-40): Odiates (nom.), Odiatibus (abl.).
•• Etnico in -āti (suff. lat.-italico) da un probabile poleonimo formato su una base *od-i̯o-, indicante un centro abitato, priva di sufficienti riscontri sia in celtico (solo Odo e l’etn. Oducienses in A. Holder) sia in area etrusco-italica (solo Odie, Odinius indicati da W. Schulze). Tale località è stata identificata da G. Poggi con Orero (GE), dial. , forma medievale Oleo, in cui sarebbe testimoniata l’alternanza -d- / -l-, presente in alcuni toponimi liguri.
In effetti anche X. Delamarre, accanto a Odiates, registra pochissimi nomi inizianti con od-: Odoxus, Odua, e Odannus (questo forse da *Au-danno-).
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 65-66; X. Delamarre (2007).

Pennino, In alpe
oo.
GE, SP
Può corrispondere al Passo del Bracco.
Menzionato soltanto dalla Tabula Peutingeriana (III, 5).
• Secondo G. Petracco Sicardi, Pennino – «un altro *Penninum (iugum), identico al Poeninum (oggi passo del Gran S. Bernardo) di Livio» [(XXI, 38, 9); e al Summus Penninus della Tabula Peutingeriana (III, 3-4)] – deriverebbe «da una voce preromana *penna ‘monte’». Questa corrisponderebbe al lat. *pĭnna, segnalata da G. B. Pellegrini come possibile voce di sostrato, da cfr. col lat. dial. pĭnnus ‘acuto’, ritenuta alla base di vari toponimi dell’Italia centrale.
Per una derivazione dal celt. (da penno- ‘testa, sommità’ o dal teonimo Poinino-), cfr. l’oron. Pennine, Alpi nel post “Toponimi del Piemonte di possibile origine celtica (P - V)”.
G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 67; A. Falileyev (2007), s. v. Summus Poeninus; G. B. Pellegrini (1990b): 195; J. Lacroix (2007): 10, 221-2; X. Delamarre (2007): 150; X. Delamarre (2008): 248.

Tigu(l)lia
po.
GE
Stando a Plinio (N. H., III, 48) si trovava in una zona più interna rispetto a Segesta Tiguliorum, l’odierna Sestri Levante, GE.
Luna Ligurum et Tigulia et Genua (Pomponio Mela, II, 4, 72), Tigulia intus (Plinio, N. H., III, 48), saltus praediaque Tigulliae (Tabula Alimentaria di Veleia, 6, 69), Τιγουλλία (Tigoullía) (Tolomeo, III, 1, 3), Tigullia (iscrizione); Tegolata (Itinerarium Antonini, 294, 2; scritto Tegulata da G. Petracco Sicardi, secondo la quale si tratta di un nome assonante con Tigullia ma relativo ad altra località).
•• Dall’aggettivo etn. Tigu(l)lius, ‘appartenente ai Tigulli’, dal quale secondo G. Petracco Sicardi, si sarebbe formato il toponimo in -a, come «nome del territorio o del capoluogo», analogamente a quanto verificatosi per la coppia Sabatia (nom. neutro pl. sostantivato) / Vada Sabatium. Tigullius, con il doppio suff. -ullo- («frequente in area celtica») + -i̯o- (secondario), deriverebbe da una base *tig(u)- che «richiama l’etnico elvetico dei Tigurini e l’epiteto tigirno- ‘signore’» [in X. Delamarre (2008): tigerno-, da *(s)teg- ‘casa’ o, «più sicuramente», *(s)tig- ‘punta’ (‘sommità’, ‘testa’ > ‘capo’)].
Anche P. de Bernardo Stempel ritiene Tigullia dipendente da un elemento celt. tigu-: un tema significante ‘finale, ultimo’ – cfr. l'a. irl. tiug- (primo elemento di composti) ‘ultimo, finale’ – su cui s’è formato un *tigu-l-yā interpretabile come ‘l’ultima città (del golfo)’ — un *Tigul(l)iā ‘l’ultima (città del golfo)’, secondo Delamarre.
Per A. Falileyev è però un nome «non necessariamente celtico».
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 162, 193; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 70, 75-6; A. Falileyev (2007), s. v. Tigullia; X. Delamarre (2008): 295; X. Delamarre (2012): 251.

Veraglasca
io.
GE
È stato identificato nel torrente Lemme [vd. "http://www.altavallepolcevera.com/storia/storia-della-valle.html"].
Secondo G. Petracco Sicardi, invece, da Veraglasca, «attraverso la forma ipocoristica medioev. Veroni», discenderebbe l’attuale toponimo Villareggia, dial. vuiè – si tratta di Valleregia (Serra Riccò, GE).
in flouium Veraglascam (Tavola di Polcevera, 19).
• Per G. Petracco Sicardi deriva da un tema *veraglo-, da identificarsi – «con dissimilazione r > l» – con l’etn. celt. Veragri ‘i forti guerrieri’ [o meglio: ‘i super combattenti’], dal celt. *uer- + *agro- ‘lotta’.
L’etn. Veragri (Cesare, De bello Gallico, III, 1, 1), secondo X. Delamarre è composto di uer- (< *uper- ‘super-’) + agro- ‘battaglia, carneficina’, dalla radice ie. *h2eĝ- ‘condurre, inseguire’ (cfr. l’a. irl. ár ‘carneficina’, il cimr. aer e l’a. br. air ‘massacro’).
G. Petracco Sicardi (1981): 90-1; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 80; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 313, 35.

Vinelasca
io.
Mignanego, GE
Corrisponde, come posizione, alla località Madonna delle Vigne.
ad riuom Vinelascam infumum; riuo recto Vinelasca (Tavola di Polcevera, 10).
•• Secondo G. Petracco Sicardi, l’idronimo sarebbe un derivato in *-asko- da «un tema *uinelo- che indicava la regione circostante», formato dalla voce (non ie.) *uīno- ‘vino’ e dal suff. ligure *-el(l)o-, da cui il valore d'insieme de ‘il rio che scende dalla regione del vino’.
G. Devoto aveva proposto invece come etimo di *uinelo- la radice ie. *u̯en- (cfr. l’a. irl. fine ‘parentela, stirpe, famiglia’ e Venaus, TO), e da ciò un significato come ‘la terra del clan’. Però – osserva Petracco Sicardi – «la resa di IE *e con i dav. nasale non sembra propria del ligure».
Per X. Delamarre Vinelasca va ricondotto a una forma più antica *Vindilā-scā — quindi un «toponimo personale» in -Vsco-, confrontabile con NNP quali Vindillus, Vindilla, Vindillius (< vindo- ‘bianco, splendente, sacro’).
M. G. Tibiletti Bruno (1978): 183; G. Petracco Sicardi, R. Caprini (1981): 81; X. Delamarre (2007); X. Delamarre (2008): 312, 319-20; X. Delamarre (2012): 272.

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