Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







martedì 24 aprile 2012

Sappada/Plodn. Prima parte


Il comune di Sappada, formato da 15 borgate situate nel tratto superiore dell’alta valle del Piave, costituisce un’«isola linguistica alloglotta» d’origine alto-tedesca medievale, così come le due «isole linguistiche germaniche di origine pustero-carinziana» di Sauris e Timau sorte in Carnia [1].
In mancanza di testimonianze storiche risalenti al periodo dei primi stanziamenti e delle fasi iniziali (ma anche immediatamente successive) dell’organizzazione della comunità sappadina, non è possibile determinare con precisione né quando né perché e come nacquero gli insediamenti medievali nella conca di Sappada.
Secondo la dialettologa austriaca Maria Hornung [2] (1920-2010), prima della colonizzazione tedescofona quell’area non era abitata, ma tutt’al più veniva usata «occasionalmente come pascolo alpino» da pastori romanzi, «altrimenti non ci [potremmo] trovare dinnanzi ad una toponomastica quasi del tutto tedesca». Sappada infatti «fu colonizzata sistematicamente e dietro richiesta delle autorità goriziane» [3] da famiglie provenienti «dall’area di Heimfels con Sillian, Kartitsch e Tilliach includendo l’alta valle del Lesachtal attorno a M. Luggau» (già in territorio carinziano [4]), come dimostrerebbero le particolari voci del lessico pusterese e le «fonazioni arcaico-pusteresi» riscontrate nella parlata sappadina, il plodarisch, dalla stessa studiosa, e i «confronti dialettologici condotti» in precedenza da studiosi austriaci quali Primus Lessiak ed Eberhard Kranzmayer [5].
Segue le conclusioni di Maria Hornung Heinz-Dieter Pohl: Sappada venne fondata nel XIII secolo, nel quadro della grande colonizzazione medievale diretta dai «Landesherren», nel caso specifico dai conti di Gorizia; il plodarisch risulta affine alle parlate della Pusteria, al dialetto in uso intorno a Sillian, da ciò si può desumere che gli antenati degli attuali Sappadini provenissero proprio dal Pustertal [6].

Altri studiosi non condividono o non sembrano conoscere, innanzitutto nei dettagli, oppure semplicemente non citano la tesi della Hornung sulla provenienza dei Sappadini proprio «dall’area di Heimfels» — prossima a quel Villgratental da cui, secondo un’antica leggenda, alcune famiglie sarebbero migrate nella valle di Sappada intorno al X o nell’XI secolo, per sfuggire alla tirannia dei conti di Heimfels (o Heinfels) [7]. Per lo più si sostiene infatti, in termini sostanzialmente generici, che il luogo d’origine sia o possa essere la Val Pusteria [8], oppure si parla di «insediamenti carinziani» [9] o anche soltanto di «una parlata di tipo pustero-carinziano» [10]. In questi casi si tratta quasi sempre di trattazioni sintetiche, in cui gli autori riservano necessariamente a Sappada e al sappadino solo pochi paragrafi.

Si è ancor meno d’accordo sulla datazione degli insediamenti. Per M. Hornung e H.-D. Pohl la colonizzazione sarebbe avvenuta, rispettivamente, attorno al 1270 o al 1275 [11]; altri propongono, approssimativamente, l’XI secolo (o la seconda metà del secolo) [12], il XII («verso il sec. XII» [13]), il XIII [14] (o la prima metà del secolo [15]) oppure il XIII-XIV secolo [16].

La datazione e la zona di provenienza indicate dalla Hornung vengono nel complesso rifiutate da Alberto Peratoner, e al tempo stesso dal «Comitato Unitario delle Isole Linguistiche Storiche Germaniche in Italia», in un articolo intitolato Storia di Sappada, che compare nel sito www.isolelinguistiche.it e in Isole di cultura. Saggi sulle minoranze storiche germaniche in Italia, a cura di Christian Prezzi (2004) [17], e che è stato riproposto (senza alcuna modifica di rilievo) come Breve storia di Sappada / Plodn, nella raccolta Documenti per la storia di Sappada / Plodn. 1295-1907 (2005) [d’ora in avanti: Documenti (2005)] [18]. In esso l’Autore ha condensato parte dei capitoli del suo precedente Sappada / Plodn. Storia, etnografia e ambiente naturale (2002) [d’ora in avanti: Sappada / Plodn (2002)].
Ne riporto qui di seguito i passi fondamentali riguardanti le origini di Sappada e le vicende più antiche collegate.
A questa datazione [1270 circa] si oppone in modo netto quanto è espresso inequivocabilmente nel primo documento esteso effettivamente tramandato, del 1296 (il primissimo, di appena un anno precedente, è una scarna indicazione di un lascito di due denari aquileiesi in ecclesia de Sapata da parte di tal Henricus Fantuluttus de Comelians), in cui il patriarca di Aquileia Raimondo della Torre investe perpetuamente i Sappadini dei masi e delle terre abitate, elevandone però la tassa in vigore sino ad allora, in riferimento a quanto “solevano corrispondere dai tempi antichi”. Se, dunque, nel 1296 si fa esplicito riferimento all’uso in vigore “dai tempi antichi”, non è neppure concepibile che il primo stanziamento della comunità datasse appena al 1270, ovvero neppure un trentennio prima.
Uno studio contestuale dei movimenti delle popolazioni in età altomedioevale, nella zona interessata, sembra suggerire, piuttosto, l’ipotesi di una retrodatazione dell’origine dell’insediamento di Sappada. [...] Per precisare le aree di rispettiva competenza [delle «diocesi di Aquileia e di Salisburgo»], nell’811 Carlo Magno fissò al corso della Drava il confine tra le due regioni metropolitiche. Per quanto dipese dalla diocesi di Salisburgo, l’evangelizzazione degli Sloveni Carantani andò di pari passo con la loro germanizzazione, ed è possibile ipotizzare che una sacca appartenente a questa stessa etnìa possa aver dato origine, in un periodo indefinito dei secoli successivi, all’insediamento della conca di Sappada. Questo sarebbe confermato da alcuni toponimi a componente slavofona della zona, in particolare delle valli immediatamente a settentrione di Sappada, nonché da alcuni vocaboli del dialetto sappadino, in cui si registra traccia di radici paleoslave.
Nel periodo in questione, tra l’VIII e il X secolo, permanenze stagionali nelle valli estreme del Cadore per il pascolo — e, potremmo aggiungere, per le attività estrattive — potrebbero essersi col tempo trasformate in residenze ed insediamenti stabili. In particolare a Sappada diversi toponimi testimoniano l’importanza dell’attività mineraria nell’area immediatamente a Nord dell’attuale insediamento, tra il Monte Ferro, i Laghi d’Olbe e il Vallone Rio della Miniera.
[...]
All’origine dell’abitato di Sappada potrebbe, inoltre, collegarsi quella del paese di Sauris, altra isola linguistica germanofona, posta a Sud di Sappada, rispetto alla quale è separata dall’interposta Val Pesarina. Tra i due paesi dovette esservi sin dai primi secoli del loro insediamento una certa comunicazione [...].
Il 3 aprile 1077 l’imperatore Enrico IV infeuda l’intero Friuli, Cadore incluso, al patriarca Sigeardo di Tengling; da questo momento il territorio della conca di Sappada rientra sotto la giurisdizione del Patriarcato di Aquileia. Nei secoli successivi alcuni flussi migratori potrebbero aver sovrapposto al nucleo originario slavo-carantano quella componente più nettamente germanofona affine alla zona di Sillian riscontrata dai dialettologi, destinata a prevalere e ad imporsi nell’impasto linguistico risultatone.
In un tale contesto di un insediamento ormai arricchitosi di successivi apporti di popolazione, trova posto il citato documento del 1296 — con la menzione di un fitto corrisposto “dai tempi antichi”, che obbliga a risalire indietro di almeno due secoli, e ancora oltre —, dal quale apprendiamo pure che Sappada doveva essere in quest’epoca organizzata in regolare unità amministrativa rappresentata da un decano per gli atti ufficiali.
Altri documenti del 1308 e 1318, emessi dalla signoria caminese, cui i territori cadorini erano stati subinfeudati, dispongono i termini della composizione di contese occasionate da molestie e vessazioni di piccoli potentati contermini, mentre in un documento del 1334 troviamo la prima menzione delle miniere di ferro a Sappada, che alcuni abitanti di Caprile chiedono di sfruttare rivolgendosi al patriarca Bertrando di San Genesio. [19]

[1] http://www.isolelinguistiche.it/plodnSappada.page; T. Telmon 1994: 932.

[2] Autrice del Wörterbuch der deutschen Sprachinselmundart von Pladen/Sappada in Karnien (Italien) (= M. Hornung 1972) e del Pladner Wörterbuch / Glossario Sappadino (= M. Hornung 1995).

[3] M. Hornung aveva anche affermato, in un suo articolo apparso nel 1984: «nella fondazione di Sappada si è certamente trattato di un insediamento pianificato da parte dei sudditi dei conti di Gorizia» (passo citato in A. Peratoner 2009b: 24-5, nota 25).

[4] Lungo il corso della Gail, l’ultimo comune del Tirolo orientale è Untertilliach, cui segue il comune carinziano di Lesachtal, comprendente Maria Luggau. Sulle affinità linguistiche, si veda anche M. Benedetti 2009: 141, nota 13.

[5] M. Hornung 1995: 35-8; A. Draxl 2002: 78-9; A. Peratoner 2002: 55 (nota 10), 61 (nota 26), 135; A. Peratoner 2009b: 20, 24-5; M. Benedetti, C. Kratter 2010: 15-6.
Anton Draxl, tra le voci comuni a Sappada e alla regione di provenienza, ne cita due: «l’impalcatura di legno per seccare i prodotti agricoli», che a Tilliach, Sappada, Sauris si chiama Keise (a Villgraten Keise è l’‘altalena’), mentre a nord e a sud del Brennero vien detta Köse; il vocabolo Ggörre ‘pecora madre’, usato in Pusteria, a Sauris e a Sappada (nella forma keire, cfr. M. Benedetti, C. Kratter 2010: 289), mentre nel Lesachtal Gorre è il ‘montone’.

[6] H.-D. Pohl 2002: 36-7, 61-2; H.-D. Pohl 2010: 1.
Pohl riporta alcuni aspetti linguistici comuni al plodarisch e alle parlate della probabile zona d’origine dei Sappadini: 1) m.a.t. uo > ui (Sappada e Pusteria — Tilliach incluso), ad es. m.a.t. bruoder > pruider ‘fratello’; 2) m.a.t. ei > ā (Sappada e regioni estese di Carinzia e Tirolo orientale, ad ovest di Anras — Tilliach escluso), ad es. m.a.t. geiz > gaass ‘capra’; 3) negazione icht [it, et, ette] (Sappada, Pustertal, Lesachtal) ≠ bavarese nit o net; 4) Jause ‘pranzo’ (Sappada, Tilliach, Lesachtal) ≠ ‘spuntino’ (Carinzia ed Est Austria).

[7] Cfr. A. Peratoner 2002: 54-6, e A. Peratoner 2009b: 19-21. Cfr. altresì http://www.plodn.info/sappada/sappada_plodn.html e http://www.isolelinguistiche.it/plodnSappada.page.
Adolf Leidlmair (2002: 21) ritiene che siano stati gli abitanti di Villgraten a fondare Sappada, nella seconda metà dell’XI secolo.
G. Piller Puicher (1995: 23) retrodata la fuga leggendaria da Heimfels al VI-VII secolo, cioè al periodo al quale fa risalire l’«insediamento permanente» nella conca sappadina (cfr. la nota 33 della Seconda parte).

[8] G. Gasca Queirazza et alii 1990: 604-5 (Carla Marcato) e T. Telmon 1994: 932.

[9] Cfr. G. B. Pellegrini 1984: 181, A. Angelini, E. Cason 1992: 28, e G. Marcato, F. Ursini 1998: 29.

[10] G. Francescato 1993: 319.

[11] http://www.isolelinguistiche.it/plodnSappada.page; H.-D. Pohl 2002: 36-7; H.-D. Pohl 2010: 2.

[12] A. Leidlmair 2002: 21.
In Paesaggio linguistico veneto, Gianna Marcato (1990: 205) scrive: «All’estremità nordorientale del Comelico, a ridosso della Carnia, sorge Sappada/Pladen, una delle antiche colonie carinziane presenti nel Friuli dal secolo XI, secondo alcuni, XIII-XIV secondo altri».

[13] C. Marcato, in G. Gasca Queirazza et alii 1990: 605.

[14] G. B. Pellegrini 1984: 181; A. Angelini, E. Cason 1992: 28; G. Marcato, F. Ursini 1998: 29.

[15] A. Draxl 2002: 78.

[16] G. Francescato 1993: 319; T. Telmon 1994: 932.

[17] A. Peratoner 2004: 167-9.

[18] A. Peratoner 2005: VII-XII.

[19] http://www.isolelinguistiche.it/plodnSappada.page; A. Peratoner 2004: 167-9. Sulle origini di Sappada e i documenti del XIII-XIV secolo, cfr. anche A. Sacco 2002: 146-7.

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