Gallico *iuos "Taxus baccata"


«Il tasso (ivin in bretone) è l'albero dell'immortalità perché sempreverde e di una longevità straordinaria. I cimiteri bretoni senza tassi non sono veri cimiteri. Ha anche la fama di essere il più antico degli alberi. La mazza del dio druido Daghda era di tasso così come la sua ruota. Si scrivevano incantesimi in ogham su legno di tasso. Quest'albero ha anche un simbolismo militare: si facevano scudi e aste di lancia con il suo legno.»

Tratto da: Divi Kervella, Emblèmes et symboles des Bretons et des Celtes, Coop Breizh, Spézet 1998, p. 17.



Il “tasso sanguinante” di Nevern 

<br><br>Il “tasso sanguinante” di Nevern <br><br>


Il “tasso sanguinante” (stillante linfa rossa) del cimitero della chiesa di Saint Brynach a Nevern, Pembrokeshire (Galles).







venerdì 25 marzo 2011

Su alcune peculiarità del Catholicon di Jehan Lagadeuc


Nel dizionario mediobretone-francese-latino Catholicon di Jehan Lagadeuc, specie di manuale di latino per i chierici bretoni, composto nella seconda metà del XV sec. [1], è riportato — come attesta il Glossarium mediae et infimae latinitatis del Du Cange, s. v. MASCA, Mascha — il termine mascara:
«Catholicon Armoricum: Gueen, Gall. Faux visage, Lat. Larva, quod vulgo dicitur Mascara» [2].
Nella riproduzione, a cura di Christian-J. Guyonvarc’h, dell’edizione del Catholicon del 1499 (Tréguier), alla voce gueen (pp. 102-3) si legge in effetti:
Gueen. g. [gallice: in fr.] faulx visaige l. [latine] hec [= f.] larua/ue
quod vuIgo dicitur mascara Item cest ca [-]
lamache des bateaux ou malefice achan [-]
teur par art de dyables. Item larvo/as.
ac. g. [genere attivo] vestir faux visaige. Item laruat’ [-us/]
a/um. g. [gallice] vestu de faux visaige/ ou possi=
de [-é] du dyable Item hec laruula/le di. gal. [diminutivo francese]
petit faulx visaige.
Con tutta probabilità l’Autore — Jehan Lagadeuc — ha trovato «quod vulgo dicitur mascara» in un glossario latino-francese del XIV-XV secolo [3] tratto dal Catholicon (1286) di Giovanni Balbi da Genova (più noto come Giovanni da Genova). In questo difatti, alla voce larva, si legge: «simulacrum quod terret, quod vulgo solet dici mascara quare opponitur faciei ad terrendum pueros» [4], formulazione in cui è evidente la rassomiglianza con la definizione di mascha data da Uguccione da Pisa, riportata in Du Cange: «MASCHA, eidem Ugutioni, larva, Simulacrum, quod terret, quod vulgo dicitur Mascarel, quod apponitur faciei ad terrendos parvos». Giovanni infatti sistemò in ordine alfabetico il materiale lessicale contenuto nelle Magnae Derivationes di Uguccione (seconda metà del XII sec.-1210) [5].
Non si può comunque escludere che Lagadeuc abbia consultato una copia manoscritta del Catholicon (che venne diffuso in numerose copie: si noti l’omonimia delle due opere), poiché la composizione del Catholicon «bretone» risale a prima del 1464, data del manoscritto, ovverosia dovrebbe essere antecedente — almeno di poco — alla prima edizione a stampa (Magonza 1460) dell’opera del Balbi [6].

Se dunque è sicuro che il lessico di Giovanni Balbi costituì il modello seguito e utilizzato — direttamente o indirettamente — dal Lagadeuc, solo un’analisi comparativa potrebbe dirci quanto dell’opera del secondo dipenda dal lessicografo genovese o da altri compilatori. Certo che il «quod vulgo dicitur mascara» si spiega solo ricorrendo a quella più antica testimonianza d’ambito nord-italiano, giacché in francese, per il XV sec. [ad esempio in Mostrelet (1390-1453): «Faulx Visages» [7], e nello stesso Catholicon], è attestato ancora faux visage [8] e solo a partire dalla fine del XV sec. o più probabilmente dal 1511, masque. Né d’altra parte mascara può ritenersi un termine propriamente mediolatino. Pertanto è giusto chiedersi se Lagadeuc abbia semplicemente commesso una svista oppure quanto fossero a tratti imprecise, sommarie le sue conoscenze della lingua latina e di quella francese.
Guyonvarc’h nota a tale proposito che il francese che ci dobbiamo aspettare dal Lagadeuc «non è sempre quello dell’Île-de-France» e che nel latino del Catholicon talvolta il Du Cange stentava a «ritrovarsi» (per non parlare degli errori di stampa o di traduzione) [9].
In effetti la forma visaige, che troviamo anche nelle voci medio bretoni facc e visag [10], sembra piuttosto appartenere — stando a Edouard e Jean Bourciez — non al franciano (per il quale ci si aspetta ed è attestato visage), bensì a una varietà orientale o nord-orientale del medio francese [11]. O meglio si potrebbe pensare — con Christiane Marchello-Nizia e Gaston Zink — a palatalizzazione dell’-a- (-age > -aige: [-aʒ] > [-ɛʒ]), manifestatasi prima di tutto nelle varietà dialettali dell’Ovest, del Nord, dell’Est, e secondariamente nell’Île-de-France, tanto da esser presente in Maistre Pierre Pathelin (farsa probabilmente del 1464/1465) [12].
Sta di fatto che nel Catholicon, accanto a forme in -aige sono presenti parecchi vocaboli in -age (anche questi dal latino volgare -aticu): courage (s. v. courag, p. 48), mariage (s. v. dimiziff, p. 63), voyage (s. v. erguerz, p. 78), sauluage (s. v. goez, p. 96; ma anche beste sauluaige, s. v. aneual, p. 8).

Siccome il Catholicon (1464) può essere ritenuto il più antico vocabolario francese, in quanto composto prima dell’edizione (1487) di quello latino-­francese del Garbin, si dovrebbe altresì operare un dettagliato confronto tra queste due opere per sapere quanto e a quali lavori lessicografici precedenti si siano rifatti ambedue gli autori.
Qui posso solo limitarmi a constatare, per prima cosa, che la definizione di larva del Garbin, riportata in Godefroy (1880-1902), s. v. talemache: «faux visaige ou talmache de bateaux ou enchanteur», è molto simile a quella di gueen: «g. faulx visaige l. hec larua/ue quod vulgo dicitur mascara Item cest calamache des bateaux ou malefice achanteur par art de dyables». Quest’ultima presenta alcuni errori o varianti, non so se imputabili all’editore (lo saranno senz’altro i difetti nella punteggiatura): «dyable» è presente anche alla voce dyaoul (p. 60) però assieme a «deable» [13]; «calamache» è cattiva lettura di «talemache»; compaiono sia «faulx» che «faux».
Tutte e due le definizioni comunque contengono la forma «visaige» e l’errato «bateaux», da leggersi «bastiaux», plurale di bastel (‘gobelet’), per cui la seconda espressione dovrebbe essere correttamente: «talemache des bastiaux». Se nel glossario Aalma, al n. 6544, si legge — cito dall’articolo di Hans Erich Keller alla voce mask- del F.E.W. [14] — la seguente definizione di larva: «faux visage ou calemache des bastiaux ou malefice enchanteur par art de deable», si può arguire che Lagadeuc abbia attinto proprio a quel glossario, risalente alla fine del XIV sec. Ma come si spiega il «visaige» (anche, a quanto pare, nel vocabolario di Garbin)? Era già presente in copie dell’Aalma?
Facilmente spiegabili di per sé invece le forme faulx: si tratta di un ripristino, solo grafico, della -l-, operato in epoca medio francese per influsso del latino [15]. L’alternanza con «faux» potrebbe dipendere da una presumibile incertezza grafica o tipografica oppure da un eventuale uso di fonti diverse da parte di Lagadeuc.


[1] Manoscritto del 1464; prima edizione a stampa, ad opera di Jehan Calvez, del 1499.

[2] Trascrivo qui di seguito l’intera voce contenuta in: Du Cange et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis. Niort: Favre, 1883-1887, t. 5, p. 293, coll. b-c. (consultabile in “http://ducange.enc.sorbonne.fr/2010/MASCA”):
MASCA, MASCHA. Ugutio : Masca, stria. Lex Longob. lib. 1. tit. 11. § 9. [Roth. 379.]: Nullus præsumat aldiam alienam, aut ancillam, quasi strigam, quæ dicitur Masca, occidere. Lib. 2. tit. 11. § 3. et Edictum Rotharis tit. 77. [197.]: Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit, etc. Gervasius Tilleberiensis MS. de Otiis Imper. decisione 3. cap. 88: Lamias, quas vulgo Mascas, aut in Gallica lingua strias, Physici dicunt nocturnas esse imagines, quæ ex grossitie humorem animas dormientium perturbant, et pondus faciunt. Arverni etiamnum Masques, scorta vocant. In Glossario Saxonico Cottoniano Egesgrimma, exponitur masca: vox composita ex Egesa, horror, terror, et grimma, fæda oris species, siquidem vox Grimace apud nostros hac notione inde orta sit, quod prorsus reor. [Vide Grimm. Mythol. Germ. pag. 586. Talamasca, pag. 513. Egesgrima, pag. 146.]
Masco, Provincialibus etiamnum sagam, veneficam sonat. Hinc Gallicum Masque, larva natum arbitror, quod primum deformes essent ejusmodi larvæ atque turpes, quales vulgo finguntur mulierculæ illæ veneficæ. Vide Menagium in Orig. Gall. voce Masque.
Mascha, eidem Ugutioni, Larva, Simulacrum, quod terret, quod vulgo dicitur Mascarel, quod apponitur faciei ad terrendos parvos. Joannes de Janua habet Mascara. S. Althelmus, de 8. Vitiis:
Sic quod Mascharum facies cristata facessit,
Cum larvam et Mascham miles non horreat audax,
Qui proprio fretus præsumit fidere gestu.
Catholicon Armoricum: Gueen, Gall. Faux visage, Lat. larva, quod vulgo dicitur Mascara.
Vide Talamasca.
◊ Alias Faux-visage. Monstrel. vol. 3. ad ann. 1449. fol. 10. r°.: Se nommoient et faisoient appeller ces malfaicteurs (Anglois) les Faulx-visages, pour ce qu'en ce faisant ces choses, ilz se vestoient et deguisoient d'habits dissolus et espouventables, afin qu'on ne les cogneust. Inter vestes, quæ domesticis et officialibus præbebantur a principibus, recensentur in Comput. Rob. de Seris ann. 1332. incœpto, ex Reg. 5. Chartoph. reg. fol. 3. v°: Item baillié et délivré... xij. cotes de samit longues pour dames et pour chevaliers,... et pour xij. Faux-visages avec les cheveleures de soye deffilée pour chascune cote avec les Faux-visages. Vide infra Visagium falsum.
[3] Cfr. J.-P. Chauveau (1993): 127-8.

[4] G. Balbi (1490, 1495): s. v. Larua.

[5] Cfr. V. Branca (1973): 33 (articolo di Giovanna M. Gianola).

[6] Cfr. J. Lagadeuc (1975): XI, XXVIII, CXVIII, CXXII (n. 29).

[7] J.-Cl. Schmitt (1988): 209, n. 8.

[8] Dal 1338 [A. Rey (1992): s. v. visage].

[9] Secondo J.-P. Chauveau si tratterebbe di un francese dell’Ovest e della Bretagna [J.-P. Chauveau (1993): 131].

[10] J. Lagadeuc (1975): 82, 206.

[11] E. et J. Bourciez (1978): 62.

[12] Ch. Marchello-Nizia (1992): 75; G. Zink (1991): 237. Guillaume Picot ritiene che in quella farsa advocassaige sia una forma dialettale anglonormanna e froumaige normanna e al tempo stesso parigina [Pathelin (1991): 23, 79].

[13] Si legge «par art de deabIe» nella definizione di larva tratta dal glossario AaIma, in F.E.W. (1969): s. v. mask- (n. 35, a p. 440); cfr. Ch. Marchello-Nizia (1992): 57.

[14] F.E.W. (1969): 440.

[15] Cfr. E. et J. Bourciez (1978): 187-8; G. Zink (1991): 239.



Bibliografia

• Giovanni Balbi (1490, 1495): Johannes Balbus, Catholicon, Venezia [Biblioteca Nazionale Marciana, Inc. V. 186 e 390].
• Edouard et Jean Bourciez (1978): Phonétique française, Paris, Éditions Klincksieck.
• Vittore Branca, a cura di (1973): Dizionario critico della letteratura italiana, Vol. II, Torino, UTET.
• Jean-Pierre Chauveau (1993): Sur le français du Catholicon de Jehan Lagadeuc, in «Études Celtiques» XXIX, 1992, pp. 121-36.
• Du Cange et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis. Niort: Favre, 1883-1887 (8 tomi consultabili in “http://ducange.enc.sorbonne.fr/2010/”) [prima edizione, in tre tomi: Charles du Fresne, sieur du Cange, Glossarium Ad Scriptores Mediae et Infimae Latinitatis, Paris, 1678].
F.E.W. (1969): W. von Wartburg, Französisches Etymologisches Wörterbuch, Basel, 6 Band / 1. Teil.
• Jehan Lagadeuc (1975): Le Catholicon de Jehan Lagadeuc, dictionnaire breton-latin-français du XVe siècle. Reproduction de l'édition de Jehan Calvez (Tréguier 1499) [edizione e introduzione di Christian-J. Guyonvarc’h], Rennes, Ogam – Tradition celtique.
• Christiane Marchello-Nizia (1992): Histoire de la langue française aux XIVe et XVe siècles, Paris, Dunod [1979].
Pathelin (1991): La farce de Maistre Pierre Pathelin [a cura di Guillaume Picot], Paris, Larousse [1972].
Pathelin (1994): La farsa di Maistre Pathelin, a cura di Domenico D’Alessandro, Parma, Pratiche Editrice.
• Alain Rey (1992): Dictionnaire historique de la langue française, sous la direction d’A. Rey, Paris, Le Robert.
• Jean-Claude Schmitt (1988): Religione, folklore e società nell'Occidente medievale, Bari, Laterza [ed. or. 1986].
• Gaston Zink (1991): Phonétique historique du français, Paris, Presses Universitaires de France [1986].

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